Fisco e contabilità

Senza privati a rischio 16 miliardi di interventi del Pnrr per l’efficientamento energetico della Pa

Ci sono sei miliardi per i Comuni e 3,9 miliardi per la sicurezza delle scuole

di Giorgio Santilli

Vecchie e nuove criticità rischiano di tenere bloccati i 16 miliardi complessivi del Pnrr, suddivisi in cinque linee di intervento, che possono andare a finanziare interventi per l’efficientamento energetico della Pa. Ci sono i sei miliardi destinati agli interventi per la resilienza, la valorizzazione e l’efficientamento energetico dei comuni, i 3,9 miliardi per il piano di messa in sicurezza delle scuole, i 426 milioni per gli edifici giudiziari, i 3,3 miliardi per la rigenerazione urbana e 2,45 miliardi per i piani urbani integrati. Ma i tempi strettissimi, «l’assenza di competenze nella Pa, la necessità di garantire che la riqualificazione energetica della Pa continui anche dopo il 2026 e lo scarso coinvolgimento di soggetti privati» sono nuove criticità che si aggiungono a quelle tradizionali (mancanza di motivazione politica, ambiguità normative e burocratiche, limitata capacità di spesa degli enti locali, limitata fiducia nei rapporti pubblico-privato). La fotografia emerge dal Rapporto annuale 2021 del Cesef sul mercato dell’efficienza energetica, che sarà presentato stamattina. Il Cesef è il Centro studi sull’efficienza energetica di Agici finanza di impresa, diretto da Stefano Clerici. Il focus di ques’anno è dedicato proprio all’efficienza energetica nella Pa, con particolare riferimento al Pnrr.

Nella proposta del Cesef c’è soprattutto il ripristino di un rapporto pubblico-privato. «Di frequente - rileva il Rapporto - le Pa tendono ad affidarsi alle centrali di acquisto piuttosto che a collaborazioni con soggetti privati. Le proposte del Cesef mirano a sostenere la domanda di efficienza energetica attraverso obblighi di efficientamento del patrimonio pubblico, il supporto tecnico alle Pa da parte di privati per la progettazione degli interventi e la continuità normativa post 2026; ma anche a facilitare e accelerare la realizzazione dei progetti, integrando con risorse Pnrr progetti già avviati, promuovendo l’utilizzo di strumenti come il Ppp, gli Accordi Quadro e gli strumenti di finanziamento dei fondi privati; e infine a velocizzare le procedure di gara, introducendo tempi perentori e premialità per le Pa che agiscono nel rispetto dei tempi».

Ma il Cesef propone anche una riforma del meccanismo delle detrazioni fiscali e il Superbonus, andando a «sincronizzare e ad armonizzare le varie aliquote, intervenendo orizzontalmente su diversi aspetti chiave, dagli interventi e i soggetti ammessi alle procedure di accesso per ottenere l’incentivo».

La riforma si fonda su tre principi cardine: semplificazione, certezza normativa ed efficacia. «La semplificazione, prevedendo l’accorpamento in un unico riferimento normativo di tutte le detrazioni relative agli interventi energetici e antisismici, al fine di ridurre i riferimenti normativi; ottimizzando le procedure burocratiche prevedendo per ogni intervento e per ogni aliquota modalità di accesso all’incentivo, sia documentali che procedurali standardizzate, chiare e stabili nel tempo». La certezza della misura «per garantire una prospettiva di lungo periodo e per dare a imprese e cittadini un arco temporale ampio in cui pianificare interventi e investimenti. In linea con la programmazione per le detrazioni fiscali del Pniec, la misura dovrebbe avere durata almeno fino al 2030, con successivo rinnovo decennale, e prevedere una fase transitoria e graduale di phase out dal Superbonus 110%».

Il terzo principio, quello dell’efficacia, «si traduce in aliquote modulari e percentuali premianti addizionali che incentivano gli interventi proporzionalmente al livello di efficienza, sicurezza sismica, decarbonizzazione e digitalizzazione raggiunta».

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