I temi di NT+Tributi e bilanci a cura di Anutel

Società partecipate dagli enti locali: il rapporto Mef 2022

di Luciano Benedetti (*) - Rubrica a cura di Anutel

«Da ottomila a mille» fu lo slogan che, pochi anni fa, accompagnò la riforma delle partecipazioni pubbliche. Uno degli obiettivi della riforma fu proprio quello di razionalizzare il quadro, eccessivamente frastagliato, delle partecipazioni delle pubbliche amministrazioni nelle società di capitali. In prima istanza, il Dlgs 175/2016, Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (Tusp) impose alle pubbliche amministrazioni all'articolo 24 una revisione straordinaria delle partecipazioni; e all'articolo 20, con cadenza annuale, un'analisi dell'assetto complessivo delle partecipazioni dirette o indirette, predisponendo, ove ne ricorressero i presupposti, piani di riassetto per la loro razionalizzazione, fusione o soppressione, anche mediante messa in liquidazione o cessione.

Il TUSP in questi anni ha avuto quanto meno il pregio di fornire una cornice normativa relativamente stabile a un settore molto movimentato nei decenni precedenti.

Il «Rapporto sulle partecipazioni delle Amministrazioni Pubbliche – dati 2019» del ministero dell'Economia e delle Finanze ha fornito un aggiornato ed efficace quadro statistico sull'argomento, con la rilevazione di 5.344 società a partecipazione pubblica, di cui 4.214 in attività (al netto di quelle in liquidazione, in procedura concorsuale o inattive). Il Mef ha ricevuto i dati di 10.681 amministrazioni soggette al Tusp che hanno provveduto alla revisione ordinaria, ossia circa l'83 per cento della platea teorica. Le partecipazioni censite sono 39.748, in progressiva riduzione (-3 per cento circa) rispetto all'anno precedente, in conseguenza di recessi, scioglimenti, cessioni o fusioni; la media per ogni società censita è calcolata in circa 7 soci pubblici presenti.

Il Rapporto sintetizza i provvedimenti adottati a fine 2020 dalle amministrazioni pubbliche, elaborati nel corso dei 2021 dal Dipartimento del Tesoro e oggi restituiti in forma aggregata, insieme a un ricco dataset scaricabile dalla sezione opendata. L'utilità di quest'ultimo tool per ciascun ente è anche quella di poter confrontare le proprie risultanze e determinazioni con quelle degli altri enti soci delle stesse società, nonché di operare confronti con le situazioni analoghe di altri territori. Gli oltre 8mila enti locali italiani costituiscono più di due terzi della platea delle amministrazioni interessate. Ben il 95 per cento degli enti locali ha deliberato la revisione ordinaria di fine 2020 e l'ha comunicata al Tesoro: com'è intuibile, il tasso di adempimento decresce via via che dagli enti maggiori (100 per cento) si scende ai Comuni sotto i 1.000 abitanti (93 per cento).

I Comuni hanno dichiarato l'intenzione di mantenere le proprie singole partecipazioni nell'86,60 per cento dei casi; nel 13,4 per cento hanno invece previsto degli interventi di razionalizzazione. Quest'ultimo valore diventa più che doppio per le Province e Città Metropolitane (30,07 per cento); esse sono sicuramente più propense ad abbandonare precedenti partecipazioni in specifici settori, in ragione dei consistenti processi di riforma che hanno avuto corso negli anni immediatamente precedenti.

Il Rapporto mette in evidenza, con qualche accento critico, la diffusa resistenza degli enti alla dismissione di partecipazioni quando ricorrono una o più delle sette criticità elencate dall'articolo 20, comma 2 del Tusp. Ricordiamo in sintesi, che si tratta delle società: a) non rientranti nelle categorie dell'articolo 4 Tusp; b) senza dipendenti o con numero di amministratori superiore ai dipendenti; c) che svolgono attività "doppioni" di altre partecipate o da enti strumentali; d) con fatturato medio nel triennio inferiore a un milione di euro; e) con quattro perdite d'esercizio nel quinquennio, se non costituite per la gestione di un servizio d'interesse generale; o infine che necessitano f) di contenimento dei costi di funzionamento o g) di aggregazione per le attività consentite dall'articolo 4.

Il Dipartimento del Tesoro sottolinea infatti che quasi il 45 per cento delle partecipazioni presenta delle criticità ma che gli enti ne hanno deliberato il mantenimento in oltre il 72 per cento dei casi. Ci permettiamo, tuttavia, di evidenziare sul tema – solo come opinione personale - che un'applicazione meramente letterale dei parametri fissati dal comma 2 non consente in diversi casi di cogliere le specificità di alcune piccole e medie realtà locali, nelle quali il mancato rispetto formale degli indicatori non significa affatto né inefficienza né inefficacia dell'azione della società rispetto alla mission dell'ente locale partecipante.

Quanto agli affidamenti degli enti locali alle proprie società partecipate, oltre la metà di quelli segnalati riguardano il servizio idrico o la gestione dei rifiuti. Nel 93 per cento dei casi, le amministrazioni comunicano che si tratta di affidamenti diretti; nel 6 per cento, tramite gara; e nell'1 per cento dei casi, di affidamento con gara «a doppio oggetto» (tipologia utilizzata, nella maggioranza delle occorrenze, sempre per i servizi di acqua e rifiuti).

I Comuni che possiedono più di cinquanta partecipazioni societarie appartengono a un limitato gruppo di importanti capoluoghi, ai quali si aggiunge qualcuno dei Comuni a essi vicini che partecipano, di norma, a molte delle stesse società.

Il Rapporto del Mef sulle partecipazioni pubbliche è giunto alla decima edizione ma solo negli ultimi anni, grazie alla messa a regime degli adempimenti della riforma, ha acquisito una sua maggiore sistematicità. Nella sua struttura però va rilevata una piccola mancanza, vale a dire un accenno alle partecipazioni di nuova acquisizione. Se è vero, infatti, che il Tusp aveva l'espresso scopo di razionalizzare il sistema mediante una consistente riduzione del numero dei soggetti, va ricordato che lo stesso testo contiene norme per la costituzione di società a partecipazione pubblica e per l'acquisto di partecipazioni in società già costituite (articoli 7 e 8). I drammatici avvenimenti degli ultimi due anni hanno sicuramente determinato un mutamento dello scenario globale e nazionale, riportando in primo piano l'importanza del ruolo delle pubbliche amministrazioni locali, in qualche caso anche attraverso l'azione degli organismi da esse partecipati e destinati a specifiche finalità.

(*) Componente consiglio generale Anutel

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