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Meloni ai governatori: «Sull’autonomia niente fughe in avanti»

<span class="argomento"/> <span id="U40201972602140E" style="">La premier: «Confronto senza pregiudizi da fare insieme Attuazione in tempi rapidi. Rivedere priorità Pnrr. La Ue faccia di più»</span>

di Barbara Fiammeri

Il parterre è variegato. Più per ripartizione geografica che per appartenenza politica. Giorgia Meloni è pronta a distribuire rassicurazioni, sia pure in videocollegamento da Roma, ai Governatori riuniti a Milano per il Festival delle Regioni e delle Province autonome. L’attenzione è rivolta soprattutto a capire quale sia l’indicazione che vorrà dare la presidente del Consiglio sull’Autonomia differenziata. Capitolo spinoso su cui la distanza anche all’interno della stessa maggioranza, tra governatori del Nord e del Sud, è tutt’altro che superata. Meloni non si tira indietro. Niente «fughe in avanti» , dice la premier sottolineando che c’è bisogno anzitutto di un «confronto», «senza pregiudizi» per correggere quelle «storture» che dalla riforma del 2001 in poi hanno aumentato la conflittualità tra i poteri dello Stato. Sull’Autonomia quindi il governo vuole sì «favorirne l’attuazione in tempi rapidi» ma in un quadro più ampio di riforme «a nostro avviso tutte fondamentali per rafforzare l’attuale assetto istituzionale dello Stato».

Un passaggio che è piaciuto particolarmente ai governatori del Sud e che secondo il presidente della giunta regionale siciliana di centrodestra, il forzista Renato Schifani, «raccoglie l’allarme lanciato» dalle regioni meridionali. La premier assicura il pieno coinvolgimento dei Governatori ,a cui dà appuntamento «a breve» a Palazzo Chigi, attraverso l’istituzione di una Cabina di regia per gestire quello che anticipa sarà un «nuovo rapporto di collaborazione» . Anche perché nella legge di Bilancio si stabilisce che entro «12 mesi» debbano essere definiti i Livelli essenziali delle prestazioni, meglio noti con l’acronimo Lep. Proprio dalla manovra è partito l’intervento di Meloni. La presidente del Consiglio è tornata a difendere la sua prima legge di Bilancio che «garantisce la tenuta delle finanze pubbliche e contemporaneamente offre risposte alle emergenze». E la prima tra tutte le emergenze è il caro energia sul quale però Meloni torna a chiedere all’Ue di «fare di più». La mutualizzazione del debito con cui è stato finanziato Nex generation Eu ha rappresentato una «prima risposta» all’emergenza pandemica. Ma certo «non è più sufficiente» perché l’impatto della guerra in Ucraina ha stravolto tutte le previsioni economiche e messo in crisi sistema produttivo e tenuta sociale. Serve dunque uno sforzo ulteriore «a livello europeo», partendo proprio «dal caro energia». Un invito che ricalca quanto più volte sostenuto dal suo predecessore, Mario Draghi , a proposito di un intervento ad hoc per fronteggiare la crisi energetica. Ma che all’attuale premier serve anche per ribadire come gli effetti della guerra stiano minando anche l’attuazione del Pnrr sul quale - anticipa -«dovremo valutare le priorità perché ovviamente il costo delle materie prime mette a serio rischio la realizzazione di questi interventi».

A proposito di priorità, oggi Meloni parteciperà a Tirana al vertice europeo con i Paesi dei Balcani occidentali che affronterà anche il tema della immigrazione tornata particolarmente intensa sulla rotta balcanica. Resta centrale anche il tema dell’allargamento e di possibili nuove adesioni, a partire da quella dei padroni di casa, l’Albania, in attesa da oltre un decennio.

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