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Rsu del pubblico impiego verso un altro rinvio

Tre ipotesi: continuare con il calendario attuale, prospettare un mini-rinvio o congelare il tutto per un altro anno

di Gianni Trovati

C’è aria di un altro rinvio sulle elezioni delle Rsu nel pubblico impiego. A fine 2020 il rinnovo delle rappresentanze sindacali era stato spostato ai primi mesi di quest’anno nella speranza che a questo punto la pandemia fosse solo un ricordo. Poco più di un mese fa è stato firmato l’accordo quadro che prevede l’avvio delle procedure il 31 gennaio e le elezioni il 5,6 e 7 aprile. Ma nel frattempo l’ennesima ondata del Covid-19 ha scompaginato per ancora una volta il quadro, che ora in molte amministrazioni è anche più critico rispetto a un anno fa.

Di qui la nuova ipotesi di rinvio, che sarà al centro oggi pomeriggio di un confronto fra l’Aran e i sindacati. E che, tuttavia, non trova unite tutte le sigle. Le ipotesi sul tavolo sono tre: continuare con il calendario attuale, prospettare un mini-rinvio nell’auspicio che la curva di Omicron sia rapida a crollare quanto lo è stata a impennarsi, o congelare il tutto per un altro anno. La prima strada sembra la più impervia. Anche perché le elezioni richiedono raccolte di firme, confronti, assemblee, tutte attività in presenza che sono difficili da difendere mentre si chiede il ritorno allo Smart Working generalizzato per ragioni pandemiche. Probabile, quindi, un nuovo slittamento, che ha però bisogno di due condizioni: una norma, perché il rinvio di fine 2020 fissava come termine per le elezioni il 15 aprile 2022, e soprattutto un accordo, che dovrà farsi largo in un intreccio complicato fra necessità e convenienze sindacali.

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