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Stati generali della cultura, Lo Russo: «Torino punta sulla cultura come leva di sviluppo»

di Laura La Posta

«Le città possono rappresentare una rete per lo sviluppo culturale ed economico del Paese, soprattutto in un momento pandemico e geopolitico difficile come quello che stiamo vivendo e Torino sta facendo la sua parte, con il suo patrimonio artistico considerevole e con grandi eventi come gli Stati generali della cultura». C’è tutto l’orgoglio di essere sotto i riflettori di un appuntamento di rilievo nelle parole del sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. La sua apertura dei lavori degli Stati generali della cultura 2022 è un appello pacato a fare sistema, perché «dietro la parola cultura c’è un mondo produttivo importante che può dare un contributo fondamentale alla ripartenza del Paese». Purché però si lavori assieme, pubblico e privato: tema che rappresenta il filo conduttore dell’appuntamento annuale del Sole 24 Ore dedicato all’industria culturale italiana.

«Il governo e il ministro della Cultura, Dario Franceschini, stanno lavorando concretamente su questo fronte - sottolinea Lo Russo - ma le città, con la loro vocazione territoriale e il loro dinamismo, dovrebbero lavorare in reti non solo italiane ma anche europee ed essere strumento per fare quadrato. Se saremo capaci di farlo potrà essere una parziale risposta ai fenomeni disgregativi in atto in Europa e anche in Italia, molto pericolosi».

Sulle partnership pubblico-privato il modello Torino fa scuola da anni. L’ultimo successo è proprio l’evento degli Stati generali della cultura, «che rappresentano il momento di confronto più qualificato di un settore che produce certamente sapere ma è anche una leva di sviluppo su cui puntiamo: per questo siamo stati orgogliosi di ospitarli», spiega il sindaco. Tra le altre migliori pratiche spiccano il Museo Egizio, che nel 2024 festeggerà i 200 anni dalla fondazione, il rilancio dei musei civici e delle Regge sabaude, «in sinergia con la Regione Piemonte», sottolinea Lo Russo.

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