Amministratori

Bonaccini: commissario per la ricostruzione - Ma il governo è diviso, decisione rinviata

Meloni, Fdi e Fi favorevoli alla nomina del governatore ma la Lega è contraria

di Flavia Landolfi e Manuela Perrone

Si schermisce Stefano Bonaccini all’uscita dal vertice con la premier Giorgia Meloni che lo ha voluto incontrare, insieme ad altre 18 sigle delle parti sociali, ieri pomeriggio a Palazzo Chigi dopo il varo del decreto alluvioni. E a chi gli chiedeva di un suo incarico a commissiario per la ricostruzione, il governatore della Regione falcidiata dal maltempo ha detto di aspettarsi «la nomina tra qualche settimana, è competenza del Governo», ma anche che «non è importante il nome di Bonaccini come commssario, ma è importante un modo di lavorare». Il presidente si riferisce a «quel modello del terremoto dell’Emilia» che 11 anni fa «ha funzionato bene, perché abbiamo ricostruito tutto». Ma anche alla concidenza delle figure di commissario alla ricostruzione e governatore. Bonaccini chiede di replicarlo e al tavolo con Meloni ha presentato la “ricetta Emilia” in un documento elaborato con i rappresentanti delle imprese e i sindacati.

Nonostante l’evidente sintonia con la premier, però, il nodo dei prossimi passi non è stato sciolto. Il Consiglio dei ministri per ora ha deciso di rinviare la partita, in attesa di una convergenza più ampia sulla nomina di Bonaccini a commissario. Per alcuni, soprattutto dentro Fdi, sarebbe la soluzione più logica e anche la più rodata. Terrebbe insieme - è il ragionamento - l’utile allo strategico. L’utile per il controllo dei territorio, lo strategico perché sul piano politico un incarico a un governatore dell’opposizione sancirebbe il gentleman agreement di Meloni con gli avversari politici. Di certo tra i due il garbo istituzionale non manca. E infatti le prime dichiarazioni del presidente della Regione alla fine dell’incontro sono state ringraziamenti alla premier «per la vicinanza dimostrata in questi giorni alla nostra terra». Non arriva quindi da Meloni l’altolà che ieri ha fatto slittare di qualche giorno l’indicazione del commissario. E non arriva nemmeno dall’altro partner di Governo, Forza Italia. Chi mastica amaro è la Lega, che già in Cdm per bocca del leader e vicepremier Matteo Salvini avrebbe lasciato intendere di non gradire la nomina del governatore. Nel mirino di Salvini, le scelte figlie di un certo «pseudo ambientalismo ideologico», che a suo avviso avrebbero impedito di terminare infrastrutture curciali per la difesa delle vite umane in caso di calamità naturali. Nessun riferimento esplicito, ma il messaggio è stato ricevuto.

Non è escluso, peraltro, che l’impasse potrebbe essere risolta con uno sparigliamento: approfittando della circostanza che il maltempo ha colpito anche le Marche (a cui potrebbe presto essere esteso lo stato di emergenza, insieme ad alcune aree della Toscana, dopo l’ampliamento alla provincia di Rimini deliberato ieri). Qualche chiarimento sulle prossime mosse potrebbe arrivare oggi alle 12 in Aula alla Camera e alle 14 al Senato dal ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, nel corso dell’informativa urgente del Governo sull’alluvione. Allo studio dell’Esecutivo da mesi ci sono nuovi interventi normativi che puntano in una doppia direzione: la prevenzione del dissesto idrogeologico e la ricostruzione. Adesso l’intenzione è accelerare, riportando a Palazzo Chigi il coordinamento di tutte le opere per la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio, con una struttura centrale dotata di poteri sostitutivi in grado di intervenire rapidamente in caso di inerzia e inadempienze da parte delle amministrazioni regionali e locali.

Quanto alla ricostruzione, l’obiettivo è fissare tempi certi (massimo 9-10 anni) per la conclusione dei lavori, anche qui prevedendo la possibilità di attribuire un potere straordinatio di ordinanza alla presidenza del Consiglio o a un commissario. Ma la volontà è anche quella di disegnare un «sistema unico» con regole uguali in tutta Italia.

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