Fisco e contabilità

Dl Aiuti bis leggero, alt al taglio del cuneo

Senza un governo pienamente in carica, programmi di finanza pubblica limitati al tendenziale senza spazi per finanziare nuovi interventi

di Gianni Trovati

La crisi di governo e lo sfarinamento della maggioranza certificato dal dibattito di ieri in Senato arrivano alla vigilia di un nuovo decreto anti-rincari che ha le risorse per essere finanziato, senza bisogno dello scostamento invocato soprattutto da Lega e M5S; ma non ha ora una coalizione politica in grado di formulare le scelte cruciali. A meno di un colpo di reni di cui oggi non si vedono le premesse, quindi, la via del decreto potrebbe concentrarsi su un «piano B» limitato alla proroga degli sconti fiscali esistenti o appena scaduti come i crediti d’imposta per imprese energivore e gasivore, piccole imprese e carburanti. Perché per misure più ambiziose, come quelle chiamate a replicare gli interventi per il potere d’acquisto delle famiglie a redditi più bassi o a innalzare le soglie del bonus sociale per le bollette, serve un’intesa tutta da costruire. Senza interventi, anche gli sconti da 30,5 centesimi al litro su benzina e gasolio cadrebbero il 21 agosto.

Ma sono molto più numerosi gli inciampi determinati dal calendario di questa crisi politica di mezza estate: che oltre a far franare le prospettive delle riforme cruciali del Pnrr apre un vuoto sulla programmazione di finanza pubblica, proprio mentre la corsa dell’economia in primavera (i dati Istat arriveranno la prossima settimana) offre nuovi fondi per affrontare un autunno che si annuncia complicatissimo fra incognite energetiche, tassi in rialzo (ieri il BTp decennale rendeva come l’omologo titolo greco) e inflazione recidiva. Con la prospettiva molto concreta che senza un governo nel pieno delle sue funzioni la Nota di aggiornamento al Def di fine settembre e il programma di bilancio da inviare a Bruxelles a metà ottobre debbano limitarsi a certificare l’esistente, senza costruire gli spazi fiscali per nuovi interventi. Con la conseguenza che per la legge di bilancio, anche se si riuscirà a evitare un esercizio provvisorio non improbabile in caso di elezioni a ottobre, non sarà possibile mettere mano al taglio del cuneo fiscale su cui era iniziata la trattativa con le parti sociali. Del resto sul fisco tramontano anche le prospettive di nuovi interventi su Irpef, Irap o sulla riforma dell’Iva, scritti in una delega che ora è ferma al Senato e che anche dopo un’eventuale approvazione non potrebbe sfociare in decreti attuativi in assenza di un governo pienamente in carica.

Tra i compiti della manovra, come ha del resto ricordato ieri in Senato anche Draghi, ci sarebbe poi anche un’altra riforma delle pensioni per creare nuovi meccanismi di flessibilità in uscita senza mettere in discussione l’ancoraggio al criterio contributivo. Qualche esponente dell’opposizione ha agitato lo spauracchio di un “nuovo colpo” ai pensionati: la realtà è che senza nuove misure dal 1° gennaio tornerebbe pienamente in vigore la legge Fornero del 2011.

Fra le questioni congelate nel freezer della crisi c’è poi l’eterna partita del Superbonus. La discesa verso gli incentivi meno generosi» evocati ieri da Draghi è già scritta nell’ultima legge di bilancio, votata anche dai Cinque Stelle e dal centrodestra (ex) di governo, ma ci sarebbe da «tirar fuori dai pasticci» i titolari di crediti d’imposta bloccati. Anche per questo sarebbe utile un governo.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©