Imprese

Ance: il caro materiali e il picco delle gare mettono il freno al Piano

Tra maggio e agosto dello scorso anno appalti per 30 miliardi

di Flavia Landolfi

C'è un nodo che più di ogni altro stringe le imprese all'angolo, nella morsa della crisi economica. Il nodo si chiama "caro prezzi", i costi dei materiali dell'edilizia aumentati già dal 2020 e andati fuori controllo con l'effetto-guerra: secondo l'Ance con impennate di +37,25 per l'acciaio, +34,3% per il bitume, +142,5% per l'energia e +179,7% per il gas naturale. In questo scenario il dl Aiuti (il numero 50 del 2022) era apparso per il settore la boccata d'ossigeno necessaria per sostenere le imprese edili: con i suoi circa 3 miliardi avrebbe dovuto compensare i costruttori del picco dei costi non contemplati nei contratti di affidament0. Ma la macchina dei ristori viaggia a scartamento ridotto, con il risultato - dice Ance - che di queste risorse le imprese hanno visto poco. Nel frattempo sul tavolo del ministero delle Infrastrutture, considerando solo le opere non prioritarie giacerebbero circa 11mila domande. «È come se 23mila cantieri tra Pnrr e altri lavori fossero in attesa di ricevere questo denaro - dicono all'associazione dei costuttori edili -. Se mettiamo in fila gli ultimi dati, il quadro è desolante: dell'1,7 miliardi assegnati al Pnrr, Pnc e Commissari straordinari le stazioni appaltanti hanno chiesto solo 230 milioni, il 14% della dotazione».

Ma attenzione, chieste, non ottenute. Il dettaglio di questo andamento-lumaca per altro è stato riferito dal direttore generale dell'associazione, Romain Bocognani, nel corso dell'audizione in Senato il 6 marzo: «Dei fondi per il secondo semestre 2021 era stato pagato dal Mit solo il 13%; dei fondi per il periodo gennaio-luglio 2022 era stato pagato dal Mit solo il 2%; per i fondi per il periodo agosto-dicembre 2022, è appena iniziata l'istruttoria» ha detto . Per questo l'associazione ritiene non più rinviabile una disposizione che metta il Mit nelle condizioni di anticipare alle stazioni appaltanti una parte dei fondi per il caro materiali richiesti nel 2022 e non ancora erogati. Ma anche - dice Ance - la possibilità di accedere ai fondi per il caro materiali per il 2023 anche per chi ha avuto accesso ai fondi destinati alle opere in corso nel 2022. In caso contrario, dice Bocognani, e «con questo ritmo, le imprese aspetteranno ancora anni prima di essere ristorate, con tutto ciò che ne consegue sul rischio di un imminente blocco delle opere in esecuzione». Un cortocircuito sui lavori del Pnrr alimentato anche dalle accelerazioni improvvise e a singhiozzo dei bandi di gara. Se ne registra una fiammata dai numeri straordinari nel dicembre scorso, con la messa a gara di 17,2 miliardi di lavori. Il rischio? Gare deserte, dice Ance.

E non solo per la concentrazione dei bandi in alcuni periodi dell'anno, ma anche per il mancato aggiornamento dei prezzi a base d'asta. Spalmare le gare del Pnrr su tutti i mesi dell'anno e attualizzare gli importi sono le soluzioni indicate dai costruttori. Ma non finisce qui.A questo si aggiunge la questione delle fideiussioni bancarie e delle garanzie necessarie per partecipare ai bandi. L'Ance denuncia un giro di vite poderoso. «Solo considerando Rfi, al netto delle gare già affidate (circa 5 miliardi di euro), tra le gare bandite nel 2022 e quelle in programma per il 2023, nei prossimi mesi verranno affidati lavori per circa 30 miliardi, molti dei quali ricompresi nel Pnrr - dice l'associazione -. Ciò vuol dire che le imprese nei prossimi mesi si troveranno nella necessità di trovare garanzie fideiussorie per oltre 12 miliardi di euro, tra anticipazione e garanzia definitiva». Per questo si chiede lo svincolo progressivo della cauzione definitiva e la facoltà per Sace di avvalersi di riassicuratori e controgaranti del mercato privato per ottimizzare la gestione del rischio.

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