Fisco e contabilità

Draghi: ora l’Italia riapre - Sprint sul Pnrr, target in linea

Il premier verifica il lavoro dei ministeri e rilancia: già emanati 113 bandi per 27,8 miliardi - In agenda spending review e interventi fiscali

di Barbara Fiammeri

Guardare al futuro, alla fine dell’emergenza e al consolidamento della ripresa. Ecco i due messaggi inviati ieri da Mario Draghi che, a distanza di due giorni, tiene un nuovo Consiglio dei ministri per accelerare su riaperture e Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le fibrillazioni post voto sul Quirinale, con il Capodelegazione della Lega, Giancarlo Giorgetti, che non si presenta a Palazzo Chigi perché impegnato al suo dicastero, e gli altri due ministri - Garavaglia e Stefani - che si alzano al momento del voto, non hanno alcun effetto sulla tabella di marcia impressa dal premier. Draghi annuncia che quello di ieri è solo un primo passo. Il peggio è alle spalle, sulle riaperture «il Governo andrà avanti» e a breve arriverà un «calendario» sul superamento delle restrizioni ancora in vigore, che si esauriranno presumibilmente con la fine dello stato di emergenza. «I dati sulle vaccinazioni sono molto incoraggianti. Vogliamo un Italia sempre più aperta, soprattutto per i nostri ragazzi», ha detto Draghi nel corso della riunione, ribadendo che da sempre per il suo esecutivo la priorità è stata «la scuola in presenza».

Ecco perché a Garavaglia, che spiegava al Presidente del Consiglio perché il Carroccio fosse contrario a limitare la Dad solo ai non vaccinati, Draghi ha risposto con gelida gentilezza: «Rispetto la vostra posizione ma no la condivido». Anzi, a dirla tutta, da Palazzo Chigi la scelta dei ministri di Matteo Salvini è bollata come «incomprensibile». Del resto che sarebbe andato avanti, il premier lo aveva già anticipato telefonicamente a Giorgetti, che, assieme agli altri ministri, farà poi uscire una nota in cui si sottolinea che la Lega è a favore delle riaperture ma «no» alle regole per gli studenti.

La tensione è poi rientrata quando si è passati - presenti di nuovo anche i due ministri leghisti - a fare il punto, come preannunciato lunedì, sul Pnrr e in particolare sui 45 obiettivi del primo semestre (a oggi ne risultano raggiunti 3)per i quali sono stati messi a disposizione 24,13 miliardi, a cui se ne aggiungeranno altri 21,83 per i 55 obiettivi da completare entro il 31 dicembre di quest’anno. Una vera e propria corsa contro il tempo, pena la perdita delle risorse del Recovery, sulla quale qualunque ostacolo rischia di provocare effetti disastrosi. Draghi ha ascoltato le difficoltà manifestate dai singoli ministri, che hanno lamentato soprattutto i tempi della burocrazia, nella quale rientrano ad esempio anche le risposte della Corte dei Conti. Tra gli obiettivi più significativi da raggiungere entro questo primo semestre ci sono anche la spending review e la riforma dell’amministrazione fiscale che fanno capo al ministro dell’Economia. In particolare la revisione della spesa pubblica entrerà in azione già nel 2023 e dovrebbe portare in dote risparmi da mettere a disposizione del taglio delle tasse. Tornando alle altre scadenze, nel corso della discussione di ieri, non si è escluso (anzi viene ritenuto abbastanza probabile) che a breve il Governo intervenga con un nuovo decreto semplificazioni per accelerare alcuni passaggi. Al momento però prevale la soddisfazione per il bilancio raggiunto nel primo anno di applicazione del Piano. Al 31 gennaio 2022, si segnala da Palazzo Chigi, sono stati emanati 113 bandi e avvisi per 27,86 miliardi. Ma nell’agenda, che include target precisi e il rispetto di standard come quello di inclusione su cui vigilerà il ministro Stefani, ci sono questioni che potrebbero far esplodere nuovi contrasti nella maggioranza: dalla riforma della sanità territoriale, alle regole sui rifiuti, alle nuove carriere degli insegnanti, solo per citarne qualcuna.

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