Urbanistica

Ponte Messina, allo studio una norma salva-progetto

Al vertice di ieri al ministero delle Infrastrutturte accordo sulla procedura originale: ora incontro con Rfi

di Flavia Landolfi

Potrebbe essere ripescato con una norma sul modello di quella che ha “resuscitato” la Tav il progetto originario a una campata del Ponte sullo stretto di Messina. Un passaggio che, nelle ipotesi, dovrebbe abrogare il decreto del 2020 con cui il governo aveva passato la spugna su progetto e appalto: troppo costoso, troppo complesso, non s’ha da fare il verdetto finale. Ma ieri al termine dell’incontro al ministero di Porta Pia il titolare delle Infrastrutture Salvini, insieme al presidente della Calabria Roberto Occhiuto e al suo omologo siciliano Renato Schifani hanno fatto quadrato intorno al collegamento stradale e ferroviario decretando che invece il Ponte si farà perché «è un’opera prioritaria sia per il governo nazionale che per le Regioni coinvolte». Presto, fa sapere il ministero, si terrà un incontro con Rfi alla quale il governo Draghi aveva sì affidato uno studio di fattibilità ma su un nuovo progetto che di campate ne prevedeva tre e non una sola.

I nodi da sciogliere, insomma, non saranno pochi: a cominciare dalle procedure che il presidente della Sicilia Schifani propone di semplificare al massimo invocando il “modello Genova”. Quello cioè che in deroga al Codice degli appalti ha consentito di bypassare gli iter standard e di ricostruire in tempi record un nuovo ponte sulle macerie del Morandi. In ballo ci sono anche i costi dei materiali da costruzioni già lievitati notevolmente rispetto al 2001, l’anno dell’avvio del progetto, e adesso letteralmente schizzati alle stelle per effetto della guerra in Ucraina.

Non c’è solo il Ponte nelle agende dei governatori. Per il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto «oltre al Ponte serve mettere mano alle altre infrastrutture, in particolare alla statale Jonica, la 106, così come all’alta velocità». Qui il nodo da sciogliere è anche quello degli investimenti: «Allo stato - ha detto Occhiuto - tra gli investimenti del Pnrr non c’è alcuna opera strategica per la Calabria, non ci sono opere strategiche nemmeno finanziate nel bilancio dello Stato. Potremmo però utilizzare una parte dei 74 miliardi del Fondo di sviluppo e coesione». Su questo fronte il governo avvierà insieme alle regioni una cabina di regia per coordinare le iniziative.

Plaude alla decisione del governo di procedere con la realizzazione della grande opera «che proietta l’ingegneria verso una nuova dimensione mettendo l’innovazione tecnologica al servizio dei cittadini» Giorgio Lupoi, presidente nazionale Oice (associazione delle organizzazioni di ingegneria e architettura).

Non sono però mancate le voci contrarie. «Troviamo inaccettabile che si punti su un’opera faraonica e dalle gravi problematiche strutturali derivate dall’elevato rischio sismico dell’area dello Stretto mentre, in alcune zone, non sono garantiti servizi essenziali», hanno dichiarato i deputati Verdi Angelo Bonelli ed Eleonora Evi.

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