Amministratori

Pnrr, prove di unità nel governo - Salvini e Tajani: «Spendere tutto»

Fitto e Giorgetti incontrano il commissario Hahn e chiedono più flessibilità

di Manuela Perrone e Gianni Trovati

Il tempo stringe e il pressing italiano sulla Commissione europea si fa più intenso, insieme al tentativo di mostrare una compattezza che lunedì era saltata esplicitamente dopo l’ipotesi avanzata dal capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, di rinunciare a una parte dei finanziamenti europei. La correzione di rotta è arrivata ieri anche dal leader della Lega Matteo Salvini: «Il mio obiettivo è spendere tutti e bene i fondi Pnrr fino all’ultimo euro in cassa». Sulla stessa linea l’altro vicepremier e titolare della Farnesina, l’azzurro Antonio Tajani: «Ritengo che tutti i progetti e tutti i soldi possano e debbano essere utilizzati».

«Flessibilità» nell’uso dei fondi europei - tra quelli il programma Next Generation Eu e e la politica di coesione 2021-2027 - è stata ieri la parola d’ordine del Governo, ripetuta dai ministri Giancarlo Giorgetti (Economia) e Raffaele Fitto (Pnrr) al commissario Ue al Bilancio, Johannes Hahn, in visita nella Capitale. A precedere gli incontri erano state le nuove parole distensive del titolare degli Affari economici a Bruxelles, Paolo Gentiloni, tornato a sostenere che l’Esecutivo italiano è «convinto», al pari della Commissione, che il Pnrr sia «l’antidoto a una crescita stagnante» e che occorra «lavorare tutti insieme».

È arrivata dal Mef la certificazione della sintonia tra Roma e Bruxelles. «Sono soddisfatto - ha sostenuto Giorgetti al termine del confronto con Hahn - perché entrambi abbiamo individuato nella flessibilità lo strumento per modificare e portare a termine quei progetti in difficoltà a causa di eventi straordinari». Il ministro dell’Economia ha citato la guerra in Ucraina e i costi dell’energia, ma anche le «spese legate alla gestione dell'immigrazione e dei rifugiati». Chiaro il messaggio: l’Europa non può sottovalutare «l’instabilità economica alla quale assistiamo nei Paesi nord africani , mentre sul fronte degli investimenti e dello sviluppo penso che sia importante concordare a livello europeo un sistema di garanzie pubblico e privato per rilanciare gli investimenti strategici».

Anche nel faccia a faccia con Fitto la richiesta di considerare la specificità della situazione italiana è stata rilanciata con forza. « Alla luce del mutato contesto internazionale ed economico, l’Unione Europea faccia ricorso alla massima flessibilità nell’uso delle risorse disponibili», ha esortato il ministro per il Pnrr. Impegnato a rassicurare, allo stesso tempo anche le opposizioni, che lo incalzano da giorni. «Il Governo - detto - accoglie volentieri l’invito a riferire in Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, intanto perché non vi è nessuna difficoltà a farlo, ma soprattutto perché la consideriamo un’opportunità».

La data dell’informativa è ancora da stabilire: dipenderà dall’incrocio delle agende, ma l’attesa non dovrebbe essere lunga. Anche perché il calendario corre e si avvicina la data del 20 aprile, entro la quale i ministeri dovranno aver completato le verifiche e inviato a Palazzo Chigi i dati sui progetti a rischio. L’elenco rischia di essere lungo e spazia dall’edilizia universitaria al verde urbano, da una serie di infrastrutture ferroviarie agli asili nido. E non tutto potrà tradursi in una richiesta di rimodulazione integrale.

Da lì mancheranno solo dieci giorni al 30 aprile, che rappresenta la scadenza cruciale su un doppio fronte: entro quella data, infatti, la Commissione dovrà sciogliere la riserva ed emettere il proprio sofferto verdetto sul via libera alla terza rata da 19 miliardi, mentre il Governo italiano sarà chiamato a mettere sul tavolo le carte ufficiali con la domanda di revisione del Piano.

Per completarla, andrà definito anche nei dettagli l’impianto del RepowerEU candidato a rappresentare il capitolo aggiuntivo del Pnrr. Molto veloce dovrà essere anche la traduzione pratica della nuova governance disegnata dal decreto Pnrr-3 ora al Senato, e si dovranno quindi ultimare le scelte per riempire le caselle chiave. A partire dai vertici della nuova Unità di missione costruita a Palazzo Chigi.

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