Il CommentoFisco e contabilità

Pnrr, l'occasione di pareggiare i conti tra Nord e Sud con una sana perequazione straordinaria

di Ettore Jorio

Lo Stato è l'espressione massima dell'imprenditoria sociale, quale soggetto istituzionale tenuto a esprimere e realizzare il cambiamento, inteso come miglioramento delle condizioni e della qualità della vita delle persone. Tenendo nella massima considerazione quelle svantaggiate. Come un buon imprenditore dovrebbe, pertanto, conoscere le regole essenziali entro le quali districarsi. Invece, no. Fa l'esatto contrario di ciò che occorre.

Esaspera la spesa corrente anche in assenza di risorse, piuttosto che esercitare una rigorosa spending review, generando così un ulteriore mega debito con il conseguente spreco finanziario. Lamenta l'assenza di quattrini per effettuare gli investimenti occorrenti alla Nazione per coprire nel breve e nel lungo le sue fondamentali esigenze. Quando ha soldi in abbondanza non sa tuttavia investire, dove e come.

É il caso del Pnrr, in cui a tre anni dalla sua approvazione (5 maggio 2021), si è fatto quasi nulla con oltre il 50% degli oltre duecento miliardi di euro, di cui una buona parte a fondo perduto (70 miliardi circa).

Il peggio che sta emergendo è che non si sappia cosa fare. Così come è anche da rilevare ab initio, allorquando si è letteralmente copiato in occasione della programmazione dei primi investimenti Pnrr. Si è fatto quanto era previsto nella delibera Cipe n. 121 di circa dodici anni fa, del 21 dicembre 2001.

L'assurdo. In un Paese che è a secco di infrastrutture si gira intorno al tema se investire ciò che non si deve restituire ovvero se ricorrere anche alle risorse da prendere a "prestito". Ciò in un Paese che non ha una rete fognante organica da Roma in giù che genera un inquinamento marino che rende infrequentabili e non sfruttabili le acque del Mezzogiorno e che gode di una rete idrica simile alle padelle per fare le caldarroste.

Si arriva a pensare così e non decidere, peraltro, in uno spaccato temporale dove le infrastrutture, fisiche e sociali, dovrebbero essere l'elemento fondamentale per pareggiare, dopo secoli, i conti tra il Nord e il Sud del Paese attraverso una sana perequazione straordinaria.

Un intervento perequativo senza il quale sarà difficile introdurre a sistema il federalismo fiscale, attraverso la metodologia dei costi e fabbisogni standard, cui necessita a che le Regioni riinizino la loro vita istituzionale avviandosi dagli stessi blocchi di partenza.

Cosi facendo salterà, sul piano applicativo, la prevista definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (i Lep) e, conseguentemente, l'esordio del regionalismo differenziato, che diventerà così inaccettabile alla maggioranza delle Regioni.

Senza contare che tutto questo produrrà una diseconomia tale, generata dai maggiori costi per oneri e prezzi in ascesa, da rendere difficile quella perequazione senza vincoli di spesa indispensabile per sostenere i fabbisogni standard differenziati, a tal punto da renderli adeguati alle Regioni, con minore capacità fiscale per abitante, per garantire i diritti sociali alle loro rispettive collettività.