Fisco e contabilità

Spiagge, per l’indennizzo spunta la perizia sul valore aziendale

Per le concessioni balneari si va verso un periodo transitorio di due anni

di Carmine Fotina

Resta tutto ufficialmente sotto traccia ma un’intesa tra governo e maggioranza sulle concessioni balneari, il punto più critico del disegno di legge per la concorrenza, ieri ha iniziato a prendere forma. Si va verso un’ulteriore proroga di due anni, vestita come periodo transitorio oltre la fine del 2023 - data limite definita da una sentenza del Consiglio di Stato - per gestire il sovraffollamento di bandi comunali in un tempo che risulterebbe troppo stretto e per consentire agli attuali concessionari di adeguarsi alle regole sulle gare che saranno contenute in un decreto legislativo. Questo emerge dal nuovo testo in definizione, che è da considerare però ancora modificabile su alcuni dettagli fino all’imprimatur finale di tutti i gruppi di maggioranza. La riformulazione, ormai, andrà al voto della commissione Industria del Senato solo la prossima settimana.

Ma c’è un altro tema che ha avuto un peso centrale nella nuova riunione tra governo e maggioranza che si è svolta ieri ed è la definizione dell’«equo indennizzo» per i concessionari uscenti. Gli attuali titolari, supportati dagli emendamenti di Lega, Fi, Pd e Fdi che vanno in questa direzione, chiedono che sia riconosciuto il «valore aziendale dell’impresa e dei relativi beni materiali e immateriali» nella determinazione dell’indennizzo che sarà a carico dell’azienda subentrante. Il compromesso va verso l’obbligo di una perizia asseverata che accerti tale valore, anche alla luce della possibilità o meno di scindere l’attività strettamente connessa alla concessione demaniale da attività commerciali collegate.

Lo stallo sulle gare per le spiagge ha prodotto un notevole rallentamento del disegno di legge, il cui approdo in Aula al Senato era inizialmente previsto entro ieri. Rischiano conseguentemente di allungarsi i tempi anche per il via libera in seconda lettura della Camera, che dovrà esaminare 11 dei 32 articoli del provvedimento incluso un altro tema a forte rischio lobbying: la riforma dei taxi e del noleggio con conducente.

Per quanto riguarda l’esame della commissione Industria del Senato, c’è già l’intesa tra governo e maggioranza su 19 articoli. Restano fuori i balneari, appunto, e l’articolo 32 sui criteri di nomina delle Authority. Tutti i gruppi di maggioranza fanno muro contro l’attuale testo che riduce lo spazio di manovra del Parlamento affidando a commissioni di tecnici la preselezione delle candidature per i componenti e i presidenti delle autorità indipendenti. La commissione Finanze del Senato ha chiesto direttamente lo stralcio dell’articolo e il governo sarebbe pronto a rivedere la norma rinviando tutto, di fatto, a una più ampia riforma.

Tra le riformulazioni già condivise c’è anche l’articolo 13 sulla riforma dell’accreditamento e del convenzionamento delle strutture sanitarie private. Le modifiche in arrivo sono già state stroncate da Aiop, associazione italiana ospedalità privata, che paventa la fuga all’estero degli investitori. Aiop contesta il rinvio a decreti ministeriali, da emanare entro 90 giorni, di tutte le modalità attuative, la previsione di una revisione periodica che non ha però un arco temporale definito e più in generale la discriminazione tra le strutture di diritto privato e quelle di diritto pubblico.

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