Urbanistica

Appalti, protocollo Draghi-Anac: qualificare e ridurre le 36mila stazioni appaltanti

Entro marzo le linee guida: ogni ente potrà gestire gare e contratti per cui ha i requisiti

di Giorgio Santilli

Il Pnrr si candida a sbloccare un'altra riforma di cui si parla da trenta anni (la legge Merloni è del 1994) e prevista esplicitamente dal codice appalti nel 2016 con il rimando a un decreto mai fatto: la qualificazione e la riduzione delle 36mila stazioni appaltanti italiane, che oggi rappresentano la fotografia più esplicita della frammentazione amministrativa nazionale. Una cifra assurda. La riforma punta a definire una griglia di criteri e requisiti che possano contribuire a selezionare quegli enti pubblici che sono in grado di appaltare da quelli che dovranno delegare ad altri enti le loro spese o potranno spingersi fino a una soglia limitata di lavori o forniture. A perdere la capacità amministrativa di appaltare saranno soprattutto i piccoli comuni che finora si sono opposti in ogni modo alla riforma, mentre si dovrebbe favorire un'azione più larga delle centrali di committenza.

La riforma passa ora per un protocollo di intesa firmato a dicembre dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e dal presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Giuseppe Busia. Il protocollo vuole centrare quattro obiettivi principali: 1) riduzione delle stazioni appaltanti, centralizzando il più possibile gli acquisti per spuntare prezzi migliori; 2) rafforzamento e qualificazione delle stesse stazioni appaltanti, arginando deficit organizzativi e di professionalità dovuti all'eccessiva frammentazione; 3) applicazione di criteri di qualità, efficienza, professionalizzazione, per favorire un accorpamento della domanda; 4) istituzione dell'anagrafe unica delle stazioni appaltanti, inserendole secondo il livello di qualifica in possesso, e la loro provata capacità di acquisire beni, servizi e lavori, oltre che sulla base delle strutture organizzative stabili per l'acquisto, del personale presente con specifiche competenze e del numero di gare svolte nell'ultimo quinquennio.

Ci sarà una pagella, insomma, che consentirà di collocare i vari enti in un sistema di qualificazione su più livelli. Questo limiterà l'azione di quegli enti che non hanno requisiti sufficienti a svolgere gare o gestione degli appalti di un certo livello. Il tavolo di lavoro congiunto Governo-Anac, avviato all'interno della cabina di regia, dovrà in tempi rapidi rendere operativo il nuovo sistema che dovrà funzionare prima che entri in vigore la riforma del codice in discussione al Senato. Già entro il 31 marzo 2022 verranno adottate le linee guida con le modalità operative per l'attuazione del sistema.«Da tempo - dice Busia - Anac sosteneva l'urgenza di intervenire sul caos delle oltre 36 mila stazioni appaltanti, in direzione di una riduzione e semplificazione. Va superato il limite territoriale, regionale, di azione degli aggregatori, in base al quale una centrale d'acquisto regionale può comprare solo per le amministrazioni di quella regione, a scapito dell'efficienza.

Se una regione è capace e si è specializzata in una tipologia di acquisti, deve poterlo fare senza limiti regionali, favorendo acquisti a prezzi migliori di beni di maggiore qualità, con maggiore conoscenza del mercato e capacità di spuntare condizioni migliori. Pensiamo a cosa sarebbe accaduto se i vaccini anti Covid fossero stati acquistati da ogni singola Asl, invece che a livello europeo». Busia punta anche a favorire specializzazioni fra le stazioni appaltanti. «Finora - dice - questo non è stato possibile: Anac, al massimo, poteva suggerire alle varie stazioni appaltanti di "copiare" quanto veniva fatto da chi aveva spuntato il prezzo migliore. L'obiettivo finale resta sempre quello di rendere più efficiente il sistema, guardando al dopo 2026».La qualificazione delle stazioni appaltanti andrà di pari passo con l'altra grande riforma urgente per il sistema degli appalti, la digitalizzazione. «Tra i requisiti obbligatori - spiega Busia - è ricompresa, grazie al decreto semplificazioni, anche la disponibilità e l'utilizzo corrente di piattaforme telematiche nella gestione delle procedure di gare. Inoltre, la stazione appaltante che aspira alla qualificazione dovrà dimostrare di avere a disposizione specifiche competenze informatiche per la corretta gestione delle piattaforme in uso».

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