Urbanistica

Olimpiadi 2026, Milano vince la sfida per le gare di pattinaggio veloce

A Rho l’ovale da 400 metri e oltre 5mila posti in una struttura temporanea

di Sara Monaci

La decisione ufficiale dovrebbe arrivare questa settimana, durante la cabina di regia per i Giochi invernali 2026 a cui parteciperanno il ministro dello Sport Andrea Abodi e l’ad della Fondazione Olimpiadi Milano Cortina 2026, Andrea Varnier. Tuttavia a livello ufficioso non ci sarebbero più dubbi: la gara di pattinaggio di velocità si terrà a Milano, più precisamente a Rho, all’interno delle strutture fieristiche di proprietà della Fondazione Fiera Milano, al cui interno sono rappresentate le istituzioni lombarde (il Comune di Milano e la Regione Lombardia).

Era uno dei dossier più delicati e rimasti più a lungo aperti. La competizione, tra le più attese dell’evento, era inizialmente destinata a Baselga di Piné, in provincia di Trento, ma di fronte ad un’opera diventata troppo costosa (85 milioni) per la riqualificazione dell’impianto esistente, anche per via degli extra costi, l’ente locale ha rinunciato. Da quel momento si è aperta la sfida tra Torino, che ha un ovale pronto dalle Olimpiadi del 2006 (ma da riqualificare), e Milano, che ha proposto appunto le strutture della Fiera di Milano, ovviamente da adeguare.

Quest’ultima proposta ha incontrato i favori dei territori che per primi si sono candidati alle Olimpiadi, la Lombardia e il Veneto, non vedendo di buon occhio l’allargamento al Piemonte, che si era sottratto alla corsa per le Olimpiadi. La proposta della Fondazione Fiera Milano, che ha valutato ovviamente le possibilità non banali di realizzare un impianto con una pista di ghiaccio lunga 400 metri, è stata analizzata dalla Fondazione Milano Cortina, poi dal Cio e dalla federazione sportiva Isu. Le questioni tecniche dovrebbero essere già state vagliate. E alla fine dunque la proposta milanese prevarrà.

A Rho dovrebbe quindi sorgere l’ovale da 400 metri e oltre 5mila posti per il pubblico, all’interno di una struttura temporanea. Ed è questa la novità: si cerca di evitare la classica cattedrale nel deserto post evento.

L’investimento

A quanto ammonta l’investimento e chi lo sosterrà? Il mondo della politica e i tecnici stanno ancora lavorando per dare una risposta a queste domande. Il costo per la riqualificazione e l’affitto delle strutture della Fiera dovrebbero superare i 20 milioni. Un investimento per il quale potrebbe intervenire il pubblico, anche se sicuramente non gli enti locali che già sono in difficoltà. Si attende una risposta del governo, ancora allo studio.

Ovviamente il denaro pubblico comporta una serie di vincoli nella realizzazione della gara, per quanto riguarda la tempistica e il rispetto del codice degli appalti. A fronte di queste considerazioni, è lecito chiedersi se un Fondazione così solida sia in grado di sostenere da sola l’investimento per la “sua” città.

Gli altri progetti

A proposito di investimenti, il problema degli extra costi sta colpendo anche le Olimpiadi a livello generale. Riguarda anche le opere che finora sono state date come le più sicure, ovvero il Villaggio olimpico di Milano, nell’area di Porta Romana, e il Palaitalia, il palazzo del ghiaccio nel quartiere di Santa Giulia di Milano.

Il Villaggio olimpico è in anticipo di 4 mesi rispetto al cronoprogramma, ma oggi si trova a fronteggiare il 30% di extracosti in più, per una cifra complessiva di 150 milioni. Stessa cosa per il Palaitalia, il cui progetto supera adesso i 240 milioni.

Due giorni fa intanto il ministro Abodi ha rassicurato sul buon esito del rifacimento della pista da Bob a Cortina. «Sono convinto che precisando quanto ampio sia il progetto, quanto sia il beneficio, in un’area interessata per 7 ettari dall’intervento, anche la comunità sarà messa nelle condizioni di apprezzare di più lo sforzo che stiamo facendo», ha detto riferendosi alle perplessità che continuano a esserci nel mondo ambientalista. Anche qui ci sarà un villaggio olimpico per l’ospitalità, «la cui temporaneità - ha spiegato Abodi - è elemento di garanzia, anche per chi aveva preoccupazioni su una struttura che potesse essere troppo invasiva».

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