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Iren alza il velo sul piano industriale: investimenti per 12,7 miliardi al 2030

Attese 7.000 assunzioni, confermata fino al 2025 la politica sui dividendi

di Cheo Condina

«Un'accelerazione degli investimenti molto sostanziale, con un raddoppio dell’importo annuale medio a quasi 1,3 miliardi. Una spinta molto forte sulla decarbonizzazione, finalmente l’azienda entra nel business delle rinnovabili. E un accento sulla presenza territoriale, a cui saranno dedicati 10 miliardi, con un focus particolare sulle infrastrutture». Il piano al 2030 presentato ieri da Iren è certamente di rottura rispetto al passato e questi, secondo il ceo Gianni Vittorio Armani, che ha lavorato a questo business plan dal suo insediamento (a fine maggio), sono i suoi tratti distintivi.

Detto in numeri: 12,7 miliardi di investimenti, che permetteranno alla multiutility di raddoppiare il proprio business ottenendo un Ebitda atteso pari a 1,8 miliardi e un utile di 500 milioni, grazie anche all'ingresso nel perimetro del gruppo di 7.000 nuovi lavoratori. E ancora il rapporto tra posizione finanziaria netta e Ebitda è previsto sempre sotto le 3,5 volte e il gruppo conferma la dividend policy del precedente piano con una cedola di 10 centesimi per azione sull'utile netto 2021 (+5,3%) e una crescita del 10% annua fino al 2025; nella seconda parte del business plan il dividendo per azione sarà pari al 50/55% dell'utile netto consolidato.

L'idea di Armani è quella di potenziare il ruolo di Iren facendone anche una sorta di general contractor di sistema e a servizio dei territori di riferimento, cioè di mettersi al servizio delle istituzioni locali «per fare quelle infrastrutture che il Paese non è riucito a fare. Serve la capacità di mettere a terra investimenti e servono le competenze di un gruppo come il nostro, per esempio sull'efficienza energetica, sull'ediliza scolastica, sui dissesti idrogeogici». Il tutto seguendo un modello di partnership pubblico-privata.

Altro punto chiave è lo sviluppo delle rinnovabili alle quali saranno destinati investimenti per oltre 2 miliardi, di cui 1,7 miliardi per nuovi impianti. «Il grosso sarà green field, abbiamo una pipiline di circa 1 GW nei prossimi tre anni e al 2026 l'obiettivo di installarne almeno la metà per arrivare poi a 2,2 GW a fine piano, oltre i 600 MW di idroelettrico, con un mix 80% solare e 20% eolico», ha spiegato Armani, facendo notare che sì in Italia le lungaggini burocratiche non mancano ma che «la capacità di farsi autorizzare questa azienda ce l'ha». Le acquisizioni nel green, invece, saranno poche, anche perché ormai i prezzi sono alle stelle. Piuttosto la crescita per linee esterne si concentrerà sul consolidamento di società già partecipate e sulla partecipazione alle gare gas e del servizio idrico integrato.

Sempre ieri il cda di Iren ha approvato i risultati al 30 settembre 2021 con ricavi pari a 3,1 miliardi, in crescita del 18,1%, Ebitda a 733 milioni in incremento del 12,3% e un utile netto di 242 milioni (+57,6%).

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