Appalti

Tormentone 80-20, Ance propone la «terza via» di rafforzare le clausole sociali

di Giuseppe Latour

(nella foto: Matteo Renzi nei giorni scorsi a colloquio con i sindacati dell'edilizia sul rischio licenziamenti legato alla norma del Codice che dal 18/4/2018 imporrà gare all'80% per i concessionari autostradali, anziché l'attuale 60)

Rafforzare i vincoli della clausola sociale, per tutelare al massimo i lavoratori. Senza, però, ritoccare il passaggio che riguarda la ripartizione delle quote di mercato. È questa la proposta che arriva dall’Ance per risolvere la questione delle nuove norme sull’in house che agita da mesi il settore delle concessionarie autostradali. Il presidente dell’associazione, Gabriele Buia ha già inviato una lettera alla Camera: l’obiettivo è ottenere ritocchi nel prossimo passaggio parlamentare della manovra.

Al momento, l’articolo 177 del Codice appalti fa genericamente riferimento all’introduzione di clausole sociali nei nuovi bandi di gara delle concessionarie. Per l’Ance, allora, la soluzione dell’intricata vicenda dell’in house passa dall’introduzione di vincoli più stringenti a carico delle imprese, in modo da tutelare i lavoratori. Quelli a rischio di licenziamento, quando entreranno in vigore le nuove norme (che prevedono, in estrema sintesi, da aprile 2018 un 20% in più di appalti in gara), sono 3mila.

La sostanza, quindi, è che saranno assunti dalle imprese che vinceranno le gare: «Non ci sono lavoratori di serie A e altri di serie B – spiega Buia -, a noi stanno a cuore tutti ed è per questo che già da tempo abbiamo dato ampia disponibilità alle società delle concessionarie autostradali per affrontare insieme le problematiche relative alla crisi del comparto». Quindi, bisogna - dice Buia - «favorire l’introduzione di meccanismi di salvaguardia degli attuali assetti occupazionali, senza però alterare le regole del mercato dei lavori pubblici che deve essere improntato alla libera concorrenza».

Di questo e di altri temi legati all’attuazione del Codice si è parlato ieri nel corso di un convegno a Firenze. Nel quale l’attenzione è stata concentrata sull’applicazione dei principi del Dlgs n. 50/2016: «C’è bisogno che le amministrazioni facciano la loro parte, perché l’impressione in troppi casi è che non abbiano la volontà di applicarlo, ma anche un po’ di boicottarlo», ha sottilineato il presidente Anac, Raffaele Cantone.

Per il presidente di Anie, Giuliano Busetto l’attenzione va spostata in particolare su alcuni provvedimenti da approvare: «Occorre ora uno sforzo da parte di Mit e Anac per l’adozione di decreti e linee guida per risolvere alcune criticità operative, che rischiano di compromettere la bontà delle nuove previsioni». Un riferimento al decreto sulla qualificazione delle stazioni appaltanti ma anche ai possibili interventi dal lato della qualificazione degli operatori economici.

Il viceministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini ha comunque rassicurato sui tempi necessari a completare i provvedimenti che mancano: «L’impegno del ministero è di chiuderli entro gennaio, massimo febbraio». Tra questi dovrebbero esserci proprio le nuove norme sul débat public e sulla qualificazione delle Pa.

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