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Carfagna alle Regioni: subito i dati o a rischio i fondi Ue 2021-2027

L’Accordo di partenariato è una partita da oltre 83 miliardi con il cofinanziamento nazionale

di Giuseppe Chiellino e Carmine Fotina

Sembrava tutto fatto per l’Accordo di partenariato che farà partire per l’Italia i fondi strutturali europei 2021-2027, una partita da oltre 83 miliardi con il cofinanziamento nazionale. Ma l’assenza di alcuni dati delle regioni, indispensabili per l’intesa con Bruxelles, rischia di farci partire in ritardo aggravando il carico di lavoro sulla macchina amministrativa già impegnata nella spesa dei fondi del Recovery plan. Ieri il ministro per il Sud, Mara Carfagna, ha rotto gli indugi e ha inviato una lettera perentoria a tutti i governatori: nel testo si osserva che il 28 settembre gli uffici del ministero hanno inviato alla Commissione Ue lo schema dell’Accordo, ma che risultano mancanti le sezioni sulla verifica delle concentrazioni tematiche dei programmi operativi. Si tratta, si spiega, di informazioni indispensabili per finalizzare il testo. «La persistente impossibilità di avere dati completi e coerenti» su questi aspetti - viene osservato - «rischia di rappresentare un serio ostacolo alla notifica in tempi rapidi della proposta italiana». Di qui l’invito «a fornire le informazioni in tempi rapidissimi per scongiurare ogni rischio di definanziamento dei fondi strutturali assegnati al nostro Paese». Vanno definite urgentemente le tabelle finanziarie, quelle cioè che definiscono la distribuzione delle risorse tra i programmi e soprattutto tra i diversi assi prioritari fissati dalla Commissione per la programmazione 2021-2027. Mancano le informazioni, praticamente per quasi tutte le regioni, in relazione al Fondo sociale europeo (Fse), fondamentali perché il governo qui si è impegnato con la Ue per concentrazioni significative su obiettivi come l’occupazione giovanile e femminile e l’inclusione sociale. Va meglio sul Fondo di sviluppo regionale (Fesr) ma in alcuni casi i dati sono incompleti o non coerenti con i livelli minimi di concentrazione tematica previsti dalla Ue. Alcune regioni potrebbero essere tentate da uno slittamento della firma dell’Accordo al 2022 guadagnando un anno in più per concludere le certificazioni di spesa, ma si esporrebbero al rischio di perdere quota parte dei fondi per i programmi che risultassero in ritardo al terzo trimestre del prossimo anno.

Indubbiamente dalla Commissione europea si registra un livello di pressione in salita, proprio in ragione del fatto che finché le regioni non avranno messo mano ai programmi e deciso l’allocazione di massima delle risorse per ciascuna area prioritaria, il Dipartimento per la politica di coesione non è in condizione di completare con le tabelle l’Accordo che Bruxelles deve approvare. Nei giorni scorsi c’è stato un ultimo scambio di osservazioni tra la Commissione e il governo italiano e, a quanto trapela a Bruxelles, quest’ultimo si sarebbe impegnato a consegnare il testo ufficiale entro metà novembre, in modo che possa essere definitivamente approvato entro fine anno.
«Il Dipartimento e l’Agenzia per la coesione
stanno facendo pressione sulle regioni ma le regioni non vogliono impegnarsi», spiega una fonte coinvolta. Le regioni, infatti, chiedono che il negoziato sia esteso a tutte le risorse in campo, non solo quelle europee ma anche quelle nazionali come il Fondo sviluppo e coesione e i Poc (Programmi operativi complementari).

Dopo l’approvazione dell’Accordo di partenariato, le regioni e i ministeri titolari di programmi nazionali, dovranno scrivere i rispettivi programmi operativi, più di cinquanta. L’auspicio è che questi siano pronti per marzo-aprile, in modo che la commissione abbia il tempo di esaminarli e di approvarli entro fine 2022 perché possa partire la fase operativa con l’impegno delle risorse delle prime due annualità ed evitare il rischio che fondi del 2021 e del 2022 non ancora allocati vadano persi. Solo Lombardia ed Emilia-Romagna sono a buon punto. Verso la fine della prossima settimana la commissaria Ue per la Coesione, Elisa Ferreira, sarà a Roma per un evento in Vaticano e potrebbe approfittarne per incontrare la ministra Mara Carfagna e fare una ricognizione del dossier.

Va detto che a livello europeo, solo la Grecia ha già ottenuto l’approvazione dell’Accordo di partenariato e sta procedendo con il lavoro sui programmi operativi, come ha spiegato la commissaria Ferreira nei giorni scorsi a Bruxelles. Tutti gli altri paesi sono nelle stesse condizioni dell’Italia, qualcuno persino peggio, come Portogallo e Spagna che non hanno ancora presentato neppure una bozza dell’accordo.

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