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Costruzioni, investimenti giù del 5,7% nel 2023. Brancaccio (Ance) al governo: serve politica per il settore

Tegola caro-materiali: il 70% delle imprese non ha ricevuto compensazioni. Pnrr in ritardo di sei mesi sui programmi di spesa. Creati 250mila posti di lavoto

di Mauro Salerno

Dopo il boom del 2021 (+20,1%) anche il 2022 chiuderà con investimenti in forte crescita (+12,1%) grazie al booster del Superbonus 110%. Nel 2023 però la festa è destinata a finire e i cantieri italiani dovranno fare i conti con una brusca frenata. Difficile presagire fin'd'ora se si tratterà di un assestamento dovuto o dell'inizio di una nuova, magari lunga, discesa. Secondo le stime del Centro Studi dell'Ance, che questa mattina ha presentato l'Osservatorio congiunturale sulle costruzioni 2022, l'anno prossimo il settore chiuderà comunque con un calo del 5,7%. Colpa della frenata annunciata nel settore della riqualificazione degli immobili che, con lo scadere degli incentivi del 110% per le case unifamiliari, subirà un brusco stop (-24%), solo parzialmente compensato dall'incisivo aumento delle opere pubbliche (+25%) dovuto all'avvio dei cantieri Pnrr, come da programma aggiornato nella Nadef.

Entro il 2023, segnala l'osservatorio dell'Ance, è prevista l'aggiudicazione di appalti per oltre 20 miliardi di investimenti in costruzioni. Ma non è detto che l'obiettivo venga raggiunto. Tra gli ostacoli più evidenti, l'associazione nazionale costruttori, ne segnala due. Primo: il caro-materiali «che sta producendo per il Pnrr un ritardo di sei mesi». Secondo: la scarsa capacità amministrativa degli enti pubblici. «Per le opere del Mims - si sottolinea nell'osservatorio - il 60% delle amministrazioni locali è impegnato nella fase di redazione del progetto definitivo e/o esecutivo, ma questa percentuale scende al 36% nelle regioni del Mezzogiorno».

La ripresa del settore delle costruzioni negli ultimi anni «ha permesso di creare 250 mila posti di lavoro anche se ancora non è in grado di colmare la grande emorragia di lavoratori che la grande crisi ha determinato». In base ai dati illustrati dal direttore del centro studi dell'Ance, Flavio Monosilio le persone fuoriuscite dal settore erano state circa 600 mila in dieci anni. Gli effetti maggiori della ripresa sono "proprio nella componente più fragile del Paese, nel Mezzogiorno, dove l'aumento degli occupati dipendenti è stato del 18,6% nel 2022», osserva Monosilio, nel primo semestre, rispetto all'anno precedente, a fronte di una media nazionale del 12,3%.

Governo: servono stabilità e politica industriale
La presentazione delle previsioni sull'andamento del settore per l'anno prossimo è avventuta proprio mentre nelle ore in cui Giorgia Meloni è attesa in Parlamento per presentare il programma e ottenere la fiducia. «Dal nuovo governo – ha detto la presidente Brancaccio, rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della presentazione dell'Osservatorio congiunturale sull'industria nazionale delle costruzoni 2022 - ci attendiamo soprattutto stabilità e una politica industriale per il settore che è i fattore decisivo mancato in questi ultimi anni. Nonostante i bonus, rischiamo di doverci confrontare con la chiusura di migliaia di aziende in crisi proprio per l'assenza di una visione strategica in questi ultimi anni», ha aggiunto Brancaccio. Per Brancaccio servono «misure che consentano alle piccole imprese del settore di crescere e alle medie imprese che sono sopravvissute alla crisi di resistere» e ambire a nuovi traguardi. Le misure e gli incentivi in vigore negli ultimi anni, «anche quelli previsti dal codice appalti come i consorzi stabili, i raggruppamenti, si sono trasformati in metodi di aggregazione dei requisiti per la partecipazione alle gare, invece di sostegni alla crescita reale delle imprese». «Ora serve altro», haaggiunto.

Al nuovo governo i costruttori chiedono anche un incontro immediato sulla bozza del nuovo codice appalti elaborata dalla commissione mista del Consiglio di Stato. «Sul codice appalti bisogna andare avanti - ha detto Brancaccio - perché è una riforma prevista dal Pnrr». «Ci aspettiamo semplificazione - dice Brancaccio -, ma ci chiediamo anche se è stata rispettata l'indicazione della delega che chiedeva un regolamento attuativo anche differenziato per lavori, servizi e forniture».

Quanto al Superbonus, protagonista della spinta che ha trascinato al rialzo il settore negli ultimi anni, i costruttori chiedono un orizzonte più lungo rispetto alla prospettiva annuale. «Non possiamo chiederci ogni 31 dicembre cosa succederà l'anno dopo - ha detto Brancaccio -. Serve un orizzonte più lungo». I costruttori sono peraltro pronti a formulare una proposta al nuovo Governo sulla prosecuzione e la riforma complessiva dei bonus, con un'iniziativa che sarà annunciata nei prossimi giorni.


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