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Boccia (Confindustria): il governatore Emiliano ritiri il ricorso sull’Ilva Taranto

Si discute di «Avere 20 anni al Sud, le ragioni per restare e per tornare», mega convegno promosso da Il Mattino, e, subito, la vicenda dell’Ilva di Taranto diventa per alcuni aspetti “il caso” da affrontare con urgenza, ma sopratutto metafora di un Sud che fatica a lasciarsi alle spalle le sue difficoltà e contraddizioni.
È il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ad accendere i riflettori sul conflitto istituzionale che blocca i piani per l’acciaieria di Taranto. «Voglio fare un appello – dice Boccia – auspicherei che il governatore della Puglia ritirasse il ricorso sull’Ilva». Poi aggiunge: «Lo dico non per questione di merito, anche se è evidente che se riparte Ilva riparte il Pil della regione, ma nella logica del recupero di un rapporto di fiducia tra Governo e Regione». Per Boccia il governatore della Puglia e il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda «si chiudono in una stanza, aprono un confronto serrato ed evitano il conflitto. Non puoi fare ricorso prima di trattare– dice –. Occorre evitare la cultura del sospetto».
Boccia insiste: «Se chiude l’Ilva chi paga? Se l’investitore arretra chi paga? Quale asset importante è l’ Ilva in rapporto all’industria primaria e secondaria del Paese? Sono domande che dobbiamo farci». E ritornando all’ipotesi di un incontro confronto tra il governatore della Puglia e il ministro dello Sviluppo conclude: «Sarebbe un bel segnale di fiducia tra le istituzioni ed eviterebbe ansietà all’investitore e ai sindacati». E conclude: «Servono fondamenti dell’economia, ma anche comportamenti che siano esemplari».

La risposta del Governo
Immediata la risposta del ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, dallo stesso palco del teatro Mercadante dove si svolge, con toni anche accesi, e in un susseguirsi di affollate tavole rotonde la convention del quotidiano napoletano dedicata ai giovani e al lavoro e alla piaga della emigrazione giovanile che rischia di imporire ulteriormente il Mezzogiornoi d’Italia.
«La mia stanza è sempre aperta – dice Calenda – ho un tavolo convocato per il 20, peraltro chiesto dal governatore. Ha già partecipato ad un precedente tavolo di cui si era detto soddisfatto. Io sono al ministero dello Sviluppo Economico, sono andato a Taranto, sono pronto a ritornare in Puglia, sono pronto a fare qualunque cosa».
Calenda non usa toni morbidi sulla questione: «Il ritardo del Sud? Forse lo determina il fatto che quando viene un investitore ad investire 5,3 miliardi, caso unico nell’orbe terraqueo, il governatore della Regione fa il ricorso al Tar e cerca di cacciarlo a pedate». E precisa: «Non è che quell’imprenditore viene per realizzare una nuova acciaieria. No, anzi, viene per rimettere a posto una già esistente». Calenda ricorda di essere stato criticato per essere andato in Puglia senza un preavviso. «Sono andato dal sindaco di Taranto ad incontrarlo e lui mi ha detto che ho fatto un grave sgarbo istituzionale perchè non l’ho avvertito prima. Insomma, l’idea è che la Puglia è proprietà del governatore della Puglia».
Di Ilva si è occupato, da Napoli, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, aprendo la giornata di dibattito: «Dobbiamo accettare la sfida che lavoro e ambiente non siano contrapposti – dice coniando un nuovo termine – È possibile difendere il lavoro, “ambientalizzandolo”». E per essere chiaro: «Penso al caso dell’Ilva di Taranto, su cui il governo è impegnato, usando investimenti per rendere ambientalmente compatibili anche impianti nati in altri contesti storici. Dobbiamo rendere l’ambiente compatibile con la salute dei cittadini e non rinunciare al lavoro».

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