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Europarlamento: la decisione sull’Ema va presa insieme ai deputati

Il Parlamento europeo non ci sta a essere escluso dalla scelta delle sedi dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) e dell'Autorità bancaria europea (Eba). A prendere direttamente l'iniziativa è il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani che già il 5 dicembre 2017, appena due settimane dopo la scelta di Amsterdam e Parigi come nuove sedi, ha spedito una lettera al servizio giuridico del Parlamento europeo per chiedere se le decisioni prese dal Consiglio europeo Affari generali ne limitassero i poteri.
La risposta è arrivata il 12 dicembre 2017 ma se ne ha notizia solo ora. La conclusione, alla fine di 4 pagine scritte in punta di diritto, è che la decisione assunta dai rappresentanti degli Stati membri non è in grado di limitare legalmente la portata dei poteri del Parlamento come co-legislatore sulle proposte di modifica dei regolamenti della Commissione sulle due agenzie. A questo punto il Parlamento, sulla base di questo parere consultivo ma non vincolante, non potrà che chiedere i due dossier, comprese le parti secretate e modificate in corso d’opera, per poter votare con la piena consapevolezza. Che poi è quanto ha già sollecitato il Comune di Milano con i ricorsi presentati nei giorni scorsi (curati dall’avvocato Francesco Sciaudone dello Studio Grimaldi).

Agenzia non istituzione
Di particolare importanza è il punto 8 dell’analisi del servizio giuridico. In sostanza, non essendo Ema ed Eba Istituzioni europee come quelle previste dai Trattati ma semplici agenzie, non spetta ai Governi degli Stati membri determinare le sedi.
Forte di questa decisione, non è un caso che ancora ieri il presidente del Parlamento Ue Tajani, ha affermato che «dal punto di vista giuridico» la sede dell’Ema può essere cambiata. «Quella decisione assunta - ha aggiunto - è stata solo politica, è avvenuta in modo strano con un sorteggio, ma non ha alcun effetto. Il Parlamento europeo deciderà in piena autonomia sulla base della missione».

Le reazioni italiane
I parlamemtari italiani - ma qualcosa comincia a muoversi anche tra i colleghi svedesi e tedeschi - si sentono sempre più scavalcati e affilano le armi in vista della visita della commissione Ambiente del 22 febbraio ad Amsterdam.
In attesa della relazione di Giovanni La Via, relatore della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del consiglio sulla nuova sede dell’Ema, si è mosso un movimento corale e trasversale agli schieramenti politici. L’8 febbraio gli europarlamentari Patrizia Toia (Pd), Elisabetta Gardini (Forza Italia), Lorenzo Cesa (Udc), Lorenzo Fontana (Lega nord), Raffaele Fitto (Noi con l’Italia) e Eleonora Forenza (Lista Tsipras-l’altra Europa) hanno inviato una lettera allo stesso Tajani per sollecitare, con una richiesta formale, al presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, l’accesso a tutti gli atti finora prodotti.
I firmatari rivendicano a pieno titolo il proprio status di co-legislatori, che è esattamente quanto ha affermato il servizio giuridico dell’Europarlamento.
Sono scesi in campo anche Mercedes Bresso (Pd) e Fabio Massimo Castaldo (M5S) della Commissione Affari costituzionali. I due europarlamentari hanno presentato due “opinioni” che verranno votate e recepite dalle due commissioni competenti (Ambiente e sanità per l’Ema e Problemi economici e monetari per l’Eba). Bresso e Castaldo contestano il fatto che questi accordi siano totalmente fuori dalla procedura ordinaria prevista dall’Unione europea. «Vogliamo avere, come prevedono i trattati, la liberà di votare come co-legislatori», conclude Castaldo.

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