Urbanistica

Case green, il Parlamento europeo alza gli obiettivi di efficienza energetica

Si passa dalla F proposta dalla Commissione Ue alla E nel 2030 e dalla E alla D nel 2033

di Giuseppe Latour

Il Parlamento europeo alza gli obiettivi di efficienza energetica da raggiungere attraverso l’aggiornamento della direttiva Epbd (Energy performance of building directive). Tradotto: la classe energetica che dovranno raggiungere gli edifici residenziali si alza. E passa dalla F proposta dalla Commissione Ue alla E nel 2030 e dalla E proposta dalla Commissione Ue alla D nel 2033.

C’è, insomma, un gradino in più da salire nella scala dell’efficientamento energetico e delle ristrutturazioni per i nostri edifici. Inclusi anche quelli non residenziali: per questi le scadenze, più ambiziose della precedente versione anche in questo caso, sono fissate al 2027 e al 2030 e puntano prima alla classe D e, poi, alla classe E.

Almeno stando al compromesso raggiunto ieri dai gruppi politici dei Popolari (Ppe), Socialisti (S&D), Liberali (Renew), Verdi e Sinistra. Un compromesso che, però, non chiude la partita. Anzi, cambiamenti ulteriori sono molto probabili, vista la delicatezza della materia e il calendario che abbiamo davanti per i prossimi mesi. In programma, infatti, c’è il passaggio del voto presso la commissione Itre del Parlamento europeo il prossimo 9 febbraio. Poi, ci sarà la Plenaria e, superato questo passaggio, si andrà al Trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione. Senza contare che, a valle di questo percorso, l’Italia sarà attesa al recepimento di queste norme.

Con il compromesso raggiunto ieri, comunque, resta l’obiettivo di intervenire in modo prioritario sul 15% degli immobili più energivori del paese, che saranno collocati nella classe energetica più bassa, la G. In Italia, circa 1,8 milioni di edifici.

Possibili modifiche a parte, però, se il nostro paese aspettava un segnale di arretramento sugli obiettivi molto ambiziosi della direttiva, dal Parlamento europeo arriva invece una mossa di segno decisamente opposto. Ieri, comunque, diverse voci del Parlamento italiano hanno annunciato battaglia sulla direttiva, chiedendo ancora correttivi, a margine delle audizioni presso la Commissione Politiche Ue della Camera circa l’applicazione delle norme Ue sull’efficienza energetica degli immobili.

Per la loro parte, le imprese non criticano gli obiettivi, ma chiedono di collocarli all’interno di una politica industriale organica, che si appoggi sulle necessarie forme di incentivazione: «C’è bisogno di un piano di azione che sappia trasformare questi obiettivi in interventi. Un piano che, accanto alle necessarie risorse pubbliche, preveda un sistema di finanziamenti accessibili alle famiglie, da attuare in tempi brevissimi», ha detto il vicedirettore generale dell’Ance, Romain Bocognani proprio nel corso delle audizioni alla Camera. Il riferimento resta l’esperienza del superbonus, che ha portato 260mila interventi di ristrutturazione nel 2022. La direttiva, di fatto, richiede di mantenere un ritmo simili per molti anni.

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