Fisco e contabilità

A Catania il dissesto comunale da record

di Gianni Trovati

Bandiera bianca, stipendi fermi per i dipendenti del Comune e delle partecipate e niente illuminazioni natalizie. Da ieri notte Catania è ufficialmente la città in dissesto più grande d'Italia. Non è bastata una battaglia di mesi con la Corte dei conti, e nemmeno una coppia di emendamenti inseriti pochi mesi fa nel Milleproroghe estivo. Il debito da 1,6 miliardi, e la sua inevitabile ulteriore esplosione con il disavanzo da oltre 500 milioni trovato dai magistrati contabili nell'ultimo rendiconto finito sotto esame, sono stati più forti di qualsiasi tentativo di evitare il default. Che è stato appunto votato nella notte dal consiglio comunale.

La decisione della maggioranza che sostiene il sindaco di centrodestra Salvo Pugliese, eletto a giugno e alle prese con i drammi contabili dal suo primo giorno a Palazzo degli Elefanti, è stata inevitabile. E pone fine a sei anni di agonia, avviati nel 2012 con il piano di rientro tentato da un'altra giunta di centrodestra, quella guidata da Raffaele Stancanelli che ha anche firmato l'emendamento rivelatosi inutile. Il piano era stato ereditato e rivisto da Enzo Bianco, nome di peso del Pd ed ex ministro dell'Interno che ha amministrato la città con una maggioranza di centrosinistra dal 2013 al 2018. Ma non ha mai funzionato.

Il presupposto di ogni piano di rientro, con il meccanismo pre-dissesto introdotto dal governo Monti che ora vede impegnati con risultati deludenti anche Napoli, Messina e altre decine di Comuni quasi solo nel Centro-Sud, è il recupero dell'equilibrio con tagli di spesa e aumenti di entrate. Ma a Catania, come in tanti Comuni con i conti in crisi, le entrate scritte in bilancio trovano scarso riscontro in cassa per l'evasione diffusa e i buchi nella riscossione.

Nel 2015, spiega per esempio la Corte dei conti, Catania ha incassato solo il 11% delle multe, e l'anno dopo non è andata oltre il 6%. Per non parlare della lotta all'evasione, che nel 2015 ha raggiunto lo straordinario risultato di recuperare lo 0,45% dell'arretrato. Con risultati come questi, non esiste piano di rientro che tenga.

E ora? Il maxidebito arretrato sarà affidato a una gestione commissariale, che dovrà gestire la fila dei creditori in fila per parare l'ennesimo colpo a un'economia territoriale già in difficoltà. E la Giunta dovrà gestire il bilancio “ripulito”, provando davvero ad affrontare qualcuno dei nodi strutturali che hanno reso impossibile la gestione dei conti catanesi. Per evitare di dover tornare fra pochi anni a parlare di un nuovo dissesto a Catania.

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