Fisco e contabilità

Riforma fiscale, tra i correttivi anche la clausola che salva gli spazi Irpef dei Comuni

Il centrodestra chiede un rinvio dell’approdo in Aula del testo, previsto lunedì prossimo

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Una riduzione da 18 a 12 mesi per i decreti attuativi, una revisione a tutto campo di detrazioni, deduzioni e regimi speciali e un’estensione generalizzata dell’obbligo di fattura elettronica, in una lotta all’evasione che potrebbe mettere in campo l’incrocio delle banche dati già dalla fase iniziale, quella dell’adempimento spontaneo e che dovrebbe attuare azioni di prevenzione su misura degli evasori seriali.

C’è molto fra i nuovi emendamenti elaborati dalla maggioranza per la delega fiscale che tornerà nei prossimi giorni in discussione alla commissione Finanze della Camera. C’è molto, ma non c’è tutto. Perché restano da accorciare le distanze interne alla coalizione di governo sul tema della Flat Tax: con l’obiettivo di evitare su quest’altro argomento elettoralmente sensibile la spaccatura andata in scena due settimane fa sulla riforma del Catasto.

Il confronto interno alla faticosa «unità nazionale» che sostiene il governo Draghi prosegue. Ieri i gruppi parlamentari hanno presentato le proprie osservazioni al primo gruppo di emendamenti su cui hanno lavorato nei giorni scorsi il governo e il relatore del provvedimento, il presidente della commissione Luigi Marattin (Sole 24 Ore di giovedì scorso). Tra questi, il rinvio dell’applicazione del principio duale per gli autonomi in regime forfettario, il ritorno del cashback sotto forma di attribuzione diretta sui conti correnti di detrazioni e sconti fiscali, la clausola per escludere un aumento della pressione fiscale dall’attuazione della delega e il correttivo che riconosce ai Comuni gli stessi spazi fiscali assicurati oggi dall’addizionale Irpef, evitando la svista del testo iniziale che con la trasformazione in sovraimposte li avrebbe dimezzati. Il confronto proseguirà oggi con una riunione di maggioranza chiamata a fare il punto sulle possibilità di intesa sui tanti temi sul tavolo, accompagnati dai primi pareri del governo. Ma su tutto il proseguimento del cammino pesa ancora l’incognita Flat Tax. E, in particolare, le diverse interpretazioni date fin qui al concetto di «scivolo» pensato per ammorbidire il ritorno alla tassazione ordinaria ai contribuenti che superano la soglia dei 65mila euro di ricavi o compensi.

Nella lettura della Lega, portata avanti in particolare da Alberto Gusmeroli e Massimo Bitonci, lo scivolo sarebbe rappresentato da un regime di favore in due mosse, che per il primo anno manterrebbe l’aliquota forfetaria del 15% fino a 80mila euro e nel secondo la farebbe salire al 20% per la quota superiore ai 65mila euro dichiarata da contribuenti che in ogni caso non superino i 100mila. La proposta, però, incontra due problemi: le coperture finanziarie e, secondo il governo, un possibile rischio di incostituzionalità perché riserverebbe agli ex optanti della Flat Tax un regime di favore rispetto agli altri contribuenti con gli stessi redditi. Un problema, questo, che a ben vedere rischia di interessare qualsiasi forma di «scivolo». Sul tema è comunque al lavoro il ministero dell’Economia nella difficile ricerca di una formula che non comporti extracosti da coprire e incognite costituzionali.

La ricerca della soluzione intreccia il problema dei tempi di attuazione della delega. La richiesta di accorciarli da 18 a 12 mesi nasce da una semplice osservazione del calendario, che mostra come fra 18 mesi la legislatura sarà già abbondantemente finita. Ma nel frattempo il centrodestra torna a premere per un nuovo slittamento dei termini previsti per l’approdo in Aula del testo, giudicando la data del 28 marzo (lunedì prossimo) troppo ravvicinata per lasciare spazio a un’intesa.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©