Codice appalti, per l'Ance messa a rischio la concorrenza
Anac rinnova la critica alla soglia di 500mila euro per lavori affidati da enti appaltanti non qualificati
Il nuovo codice degli appalti strappa giudizi positivi sull'impianto generale, ma nelle audizioni alla commissione Ambiente della Camera cresce il livello delle critiche. Se l'Autorità anticorruzione è tornata a contestare l'innalzamento della soglia da 150mila a 500mila euro dei lavori che possono essere affidati anche da stazioni appaltanti non qualificate, l'associazione nazionale dei costruttori (Ance) non si è limitata a riproporre il pacchetto di 35 modifiche, ma ha alzato il tiro con argomenti nuovi.Confermata la necessità di modificare radicalmente le misure su illecito professionale, varianti e revisione prezzi, ora i costruttori attaccano a testa bassa sull'assetto di mercato che le norme potrebbero produrre, con il serio rischio che una fetta sempre più ampia di lavori sia sottratta alla concorrenza. «Il nuovo Codice - ha detto la presidente dell'Ance, Federica Brancaccio - consentirà ad un'ampia quota di appalti di non essere più sottoposti alle regole di piena pubblicità e concorrenza.
Si pensi anzitutto alla fascia di appalti compresi fino alla soglia comunitaria (5,3 milioni): il Codice sta optando per rendere stabili le procedure emergenziali introdotte con il Dl semplificazione, rendendo possibile utilizzare le procedure ordinarie solo sopra un milione di euro e solo se tale scelta venga accompagnata da adeguata motivazione. Si tratta però di una soglia eccessivamente elevata che rischia di azzerare il mercato e che è in contraddizione con il principio di concorrenza e trasparenza». La contestazione di fondo che fa Ance è che «si è preferito tagliare sui tempi delle procedure di gara, quando invece , com'è noto, la maggior parte dei ritardi si annida nella fase "a monte" della gara, in tutto quel labirinto di atti di autorizzazioni preventive rimasto pressoché intatto». Ance ricorda che anche per la commissione Ue alcune delle nuove norme italiane, come le disposizioni sulle procedure negoziate senza gara d'appalto, non sono conformi alla legislazione europea in materia di appalti pubblici.
«Si pensi poi - incalzano i costruttori - anche alle scelte sui settori speciali: la sottrazione dagli obblighi di esternalizzazione delle gare per quei concessionari nei settori speciali che hanno ottenuto la concessione senza gara, non è nella legge delega, né, tantomeno, è rispettoso dei principi comunitari sul tema. Anche la forte flessibilità concessa ai settori speciali talora si traduce in alcuni passi indietro rispetto alla normativa attuale – come le norme sulla fase di esecuzione del contratto o anche quelle sull'illecito professionale, che dovrebbero essere omogenee con i settori ordinari; ciò tanto più, ove si consideri che i settori speciali rappresentano una componente sempre più rilevante della domanda pubblica». L'erosione del mercato ordinario sta anche nei numeri presentati da Ance: in undici anni, dal 2010 al 2021, la quota dei settori esclusi è salita dal 25 al 36,2%.