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Acque reflue, multa da almeno 55 milioni all'Italia per non aver realizzato gli impianti di depurazione

di J. G.

L’Italia dovrà pagare una multa salatissima, almeno 55 milioni di euro, perché non si è dotata in tempo di un numero sufficiente di depuratori d’acqua. Così la Corte europea di giustizia ha condannato l’Italia alla sanzione di 25 milioni da versare alle casse dell’Unione europea perché ha tardato ad attuare le norme europee sulla depurazione delle acque di fogna (raccolta e trattamento delle acque reflue urbane) e di altri 30 milioni per ogni sei mesi di ritardo. Sotto tiro soprattutto la Sicilia.

La decisione è una sentenza d’appello, con pene dimezzate rispetto a quelle iniziali.

Nel luglio 2012 la Corte europea aveva deciso che l’Italia aveva omesso di prendere le disposizioni necessarie per garantire che 109 città italiane, con una particolare concentrazione in Sicilia, fossero provviste di fogne per la raccolta delle acque reflue urbane o di depuratori conformi alla direttiva 91/271. La direttiva era entrata in vigore nel 2000.

Per questo motivo i giudici europei sei anni fa avevano condannato l’Italia a una multa ancora più salata, 62 milioni più 61 a semestre di ritardo, e avevano dato all’Italia un ultimatum: entro l’11 febbraio 2016 — questo il tempo concesso dalla Corte — l’Italia dovrà essersi messa in regola.

Il tempo concesso è scaduto, la Commissione Ue di Bruxelles ha verificato che sono stati costruiti 35 depuratori e le 109 città fuorilegge sono scese a 74, ha accertato che l’inadempienza rimane e ha fatto ricorso chiedendo una sanzione contro l’Italia.

Ieri i giudici della Corte europea hanno dovuto confermare e multare l’inadempienza italiana.

Il ministero dell’Ambiente precisa che sono stati avviati 124 interventi per superare tutte le infrazioni entro il 2022-23

Gli importi «più che dimezzati» rispetto alla condanna di primo grado costituiscono «la prova che da parte del Governo Italiano si è lavorato (e si continua a lavorare)». Non a caso, ricorda il ministero, un anno fa per superare i ritardi continui delle città inquinatrici era stato nominato un commissario, Enrico Rolle. Dei 124 interventi programmati nelle 74 città sotto accusa (già finanziati 1,8 miliardi) 83 sono gestiti dal commissario unico del ministero ma altri 41 restano in capo a Comuni, consorzi, Regioni e altri enti.

Spazio ai commenti. «Sciogliamo presto l’iter del decreto sui fanghi di depurazione, perché è meglio spendere soldi per investimenti che per altre sanzioni», commenta Giordano Colarullo, direttore generale di Utilitalia. Come conferma uno studio del professor Marco Trevisan (preside di Agraria alla Cattolica di Piacenza), nei fanghi di depurazione si concentrano sostanze utili in agricoltura (nutrienti per il terreno) che dovrebbero altrimenti essere aggiunte per via chimica (fertilizzanti, concimi minerali).

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