Fisco e contabilità

Terza rata: «stop solo tecnico», ma il confronto sul Pnrr arranca

Sotto la lente ancora gli investimenti. Pesano i controlli puntigliosi e le difficoltà comunicative con la Pa italiana. La Ue: Roma vuole rivedere il Piano ma finora nessuna richiesta formale

di Beda Romano

Da oltre due mesi, Bruxelles e Roma stanno negoziando una terza rata di denaro proveniente dal Fondo di Ripresa e Resilienza. In tutto 19 miliardi di euro. Ufficialmente, le questioni aperte sono meramente tecniche. Secondo alcuni osservatori, il confronto nella sostanza mette in risalto da un lato un comportamento particolarmente occhiuto della Commissione europea, e dall’altro evidenti difficoltà italiane a completare gli obiettivi secondo i crismi comunitari.

«I lavori di valutazione della Commissione europea sulla terza richiesta di pagamento dell’Italia sono ancora in corso – ha detto ieri durante un punto stampa a Bruxelles la portavoce dell’esecutivo comunitario Veerle Nuyts -. Stiamo avendo scambi costruttivi con le autorità italiane e, ove necessario, vengono fornite ulteriori informazioni. Comunicheremo la conclusione della nostra valutazione non appena avremo raggiunto questa fase». La rata richiede il rispetto di 55 traguardi e obiettivi.

Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, il negoziato verte su tre punti particolari, legati più a investimenti che a riforme. L’esecutivo comunitario è particolarmente attento nel valutare il rispetto di traguardi e obiettivi per via dei controlli ex post della Corte dei Conti europea, del Parlamento europeo e dei ministri delle Finanze dei Ventisette. Sul fronte opposto, vi sono le fragilità dell’amministrazione pubblica italiana nel mettere in pratica il Pnrr. In questo senso, il confronto è anche culturale.

Parlando a La Stampa nel fine settimana, il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto ha spiegato che il piano nazionale di ripresa e resilienza, da cui dipende l’esborso del denaro comunitario, «va smantellato». Ieri lo stesso esponente politico ha smentito il giornale: «Nell’articolo apparso oggi sul quotidiano La Stampa (…) vengono riportate frasi e sintesi che io non ho pronunciato. A partire dal titolo, che fa riferimento all’inutilità dei fondi alle infrastrutture e allo smantellamento del Pnrr».

Al netto di questa diatriba, la signora Nuyts ha spiegato ieri: «Sappiamo che il governo italiano vorrebbe rivedere il Pnrr. Fino ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna formale richiesta». La portavoce comunitaria ha poi fatto un riassunto delle occasioni attraverso le quali potrebbero esserci revisioni al piano di ripresa e resilienza. Prima di tutto «sarà necessaria una revisione tecnica del Pnrr italiano che deve riflettere l’aumento dei sussidi pari a 140 milioni di euro» per via dell’andamento dell’economia.

Revisioni al piano possono esserci anche quando il paese può dimostrare che «in circostanze obiettive non è più in grado di perseguire obiettivi e traguardi molto specifici». Ha aggiunto la signora Nuyts: «Siamo disponibili a discutere nel quadro di una analisi che deve essere caso per caso e molto rigorosa». Qualsiasi revisione, ha infine precisato la Commissione, «non deve mettere a repentaglio l’originale ambizione del piano nazionale di ripresa e resilienza».

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