Appalti

Ilva, richiesto un parere all’Avvocatura dello Stato sull’anomalia dei mancati rilanci

Il ministro dello Sviluppo Luigi Di Maio formalizza la lettera con la richiesta di parere all’Avvocatura generale dello Stato in merito a possibili anomalie relative alla procedura di gara su Ilva. Lo comunica lo stesso Mise, mentre il ministro ha riferito ieri di aspettarsi un responso nel giro di una settimana. Il tempo stringe, ed è allarme sulle manutenzioni: ieri un guasto alla rete elettrica ha causato un black out in parte dello stabilimento. «Sarà la legge a dirmi quello che devo fare - ha sintetizzato Di Maio -, sarà l'Avvocatura a dirmi se ci sono i presupposti per revocare la gara oppure no. Poi si prendono le decisioni, e credo saranno interessati i giorni di Ferragosto».

Nella lettera il ministro Luigi Di Maio spiega come si è arrivati a questo punto, ricordando la sua segnalazione all’Anac - anche come conseguenza di un sollecito del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano - di possibili anomalie sul bando di gara per l'aggiudicazione dell’Ilva.

L’Autorità, ricorda Di Maio, ha segnalato diverse criticità, riassumibili in tre aspetti: la decisione di non riaprire la gara, a favore di tutti i soggetti che avevano effettuato una manifestazione di interesse, in considerazione dell’allungamento dei tempi di attuazione del piano ambientale; il possibile mancato rispetto, da parte della cordata aggiudicataria Am Investco - composta da ArcelorMittal e dal gruppo Marcegaglia, che venderà la sua quota a operazione conclusa per evitare un rischio antitrust europeo - di alcuni termini temporali intermedi relativi a prescrizioni di carattere ambientale posti dal parere reso dal ministero dell’Ambiente il 9 gennaio dell’anno scorso, a valle del procedimento valutativo delle offerte iniziali; la decisione di non effettuare rilanci nei giorni convulsi dell’aggiudicazione ad Am, a scapito dell’altra cordata che aveva formalizzato un’offerta, AcciaItalia.

Come conseguenza di questi rilievi, Di Maio segnala di avere avviato un’istruttoria reperendo tutta la documentazione utile e di avere ritenuto, al termine di questa, che vi siano i presupposti per promuovere un procedimento per l’eventuale annullamento in autotutela del decreto del 5 giugno 2017 con cui si autorizza l’aggiudicazione ad Am, del successivo decreto confermativo del 9 giugno e di «ogni atto consequenziale inerente la procedura di gara in oggetto».

Tre quindi i profili che devono essere analizzati dall’Avvocatura, ai quali si affiancano tre questioni per i quali il Mise chiede un parere. Di Maio chiede se le disposizioni del decreto legge del 5 gennaio 2015, introdotte con decretazione d'urgenza e sino a ora non oggetto di disamina da parte della Corte costituzionale, presentino eventuali profili di illegittimità tali da giustificarne una rimozione o una rimodulazione sul piano normativo. Si tratta delle norme che riguardano, in sintesi, «l’immunità» per i commissari e l’aggiudicatario nell’applicazione delle disposizioni previste dall’Aia precedente il piano che dovrà essere attuato da ArcelorMittal. Altra questione sollevata è la eventuale sussistenza di preclusioni normative alla autorizzazione all’aggiudicazione di complessi aziendali inclusivi di impianti attualmente sotto sequestro. Infine, Di Maio chiede se vi sia un «possibile conflitto di interessi derivante dalla circostanza che uno dei componenti del comitato di sorveglianza di Ilva in amministrazione straordinaria in rappresentanza del ceto creditorio è stato indicato da una società presieduta da parte di presidente di una delle società componenti la cordata poi risultata aggiudicataria». Il comitato di sorveglianza, nominato con decreto ministeriale il 19 febbraio 2015, è composto da 5 membri: il presidente, due esperti, e i rappresentanti dei due principali creditori, vale a dire Eni e Intesa Sanpaolo.

Sul tema ieri è intervenuto anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «ci sono irregolarità - ha detto - e il ministro ha dovuto agire in autotutela».

La lettera di richiesta

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