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Inceneritore di Roma, contropiede del Comune per realizzare l'impianto

Atteso per fine marzo il piano comunale, in contrasto con quello della Regione. Seguiranno ordinanze per individuare l'area e per raccogliere l'interesse in vista di una successiva gara

di Jacopo Giliberto

A settimane è atteso il piano comunale e già in primavera potrebbe partire la gara per costruire il termovalorizzatore, l'impianto con cui il sindaco Roberto Gualtieri intende completare la raccolta differenziata e il riciclo per riuscire a liberare Roma da decenni di schiavitù dei rifiuti, degli impianti Tmb e della tecnologia poco evoluta del camion riempito di immondizia e spedito a scaricare in altre regioni. Sono queste le ipotesi su cui potrebbe muoversi Gualtieri con i poteri di commissario conferitigli dal Governo Draghi. Il termovalorizzatore (che Roma non ha, a differenza delle altre grandi città) è un tema diventato di politica nazionale quando il Movimento Cinque Stelle, contrarissimo, l'ha usato fra i grimaldelli per mettere in difficoltà il Governo Draghi, e sarà tema centrale nel negoziato per una possibile alleanza elettorale in vista delle elezioni regionali in Lazio, elezioni che si terranno proprio in primavera.Attenzione: i tempi che seguono sono quelli ipotetici della teoria progettuale, lontani da quelli della pratica politica.

Il piano commissariale
Ecco una tempistica probabile, e forse illusoria. Entro fine mese potrebbe essere messo a punto e approvato il piano commissariale per i rifiuti del Comune di Roma basato su raccolte differenziate, impianti di riciclo e un grande impianto di termovalorizzazione per i rifiuti misti non riciclabli. Il piano comunale è dissonante rispetto al piano regionale rifiuti emanato dalla Giunta Zingaretti, il quale prevede ancora tecnologie Tmb (trattamento meccanico biologico) e intende completare il riciclo e la raccolta differenziata non tramite termovalorizzatori bensì con soluzioni tecnologiche alternative ancora in via di definizione. In modo contestuale con il piano rifiuti, il sindaco-commissario dovrebbe emanare due ordinanze. Un'ordinanza individuerà in via formale il luogo in cui costruire l'impianto. Parrebbe confermata la località di Santa Palomba, all'estremità sud est di Roma, una località che dal centro della metropoli appare remotissima, incastonata fra Albano e Pomezia.

Manifestazioni d'interesse
Una seconda ordinanza dovrebbe chiedere manifestazioni d'interesse alla costruzione e gestione dell'impianto, cui si spera la partecipazione di una decina di candidature, ma probabilmente saranno meno. L'ordinanza potrebbe contenere anche la richiesta di presentare un progetto di massima, non dettagliato, e dovrebbe anche chiedere che i proponenti suggeriscano la tecnologia che verrà adottata per catturare la CO2 emessa dalla ciminiera. La tecnologia di carbon capture sarà premiale nella scelta del vincitore. Dopo 3 mesi, cioè tra la fine di febbraio e i primi di marzo, tra i partecipanti alla manifestazione d'interesse verrà selezionata una short list e un vincitore. Sarà questo il vincitore della gara? No. Soltanto allora, cioè dopo i 90 giorni e cioè a cavallo tra febbraio e marzo, dovrebbe essere emanato un altro documento, cioè il bando vero e proprio di gara, il quale ha un percorso diverso e parallelo rispetto alle manifestazioni d'interesse.

Ipotesi in gara
Secondo le ipotesi di lavoro, il bando di gara emanato tra febbraio e marzo dovrebbe contenere anche la modulistica per presentare il progetto dettagliato e definitivo (non sarà ancora il progetto esecutivo) e conterrà la modulistica delle schede per chiedere l'Aia (l'autorizzazione integrata ambientale) compresa la Via (Valutazione di impatto ambientale). Chi parteciperà alla gara? Con ogni probabilità, non più di tre o quattro grandi nomi. Gli operatori del settore si aspettano di vedere in gara la bolognese Hera e la lombarda A2A, società che hanno anche competenze ingegneristiche. Potrebbe essere della partita anche la romana Acea, che ha fra i soci un colosso come la francese Suez, la quale potrebbe farsi avanti anche in associazione con Webuild. Forse potrebbe presentarsi l'Iren e qualche costruttore europeo di impianti di termovalorizzazione. Beninteso questi nomi — singoli o aggregati in associazioni temporanee d'impresa — sono solamente ipotesi espresse dagli operatori del settore. Non è ancora definito chi esaminerà questi pacchi di documentazione e darà la valutazione ma alla fine un'ordinanza commissariale dirà chi è il vincitore della gara e conterrà già l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dell'impianto, perché concluderà il percorso Aia. Perché si ipotizza un vincitore della short list diverso dal vincitore della gara? Forse i due percorsi paralleli serviranno ad affiancare e poi riunire più proposte e più disegni gestionali.

Il piano regionale
A questo possibile percorso si affianca il piano rifiuti della Regione Lazio, la quale è sottoposta al vaglio elettorale e al ricatto del consenso. Il presidente Nicola Zingaretti cerca di tenersi lontano dalla partita dell'impianto di Roma, partita nella quale è facilissimo scottarsi. Il piano regionale dei rifiuti ha escluso l'ipotesi di un nuovo inceneritore. È attivo l'impianto di termovalorizzazione di San Vittore del Lazio (Acea) mentre quello di Colleferro è in pensione e la Regione intende sostituirlo integrando fra loro tecnologie di vario tipo, a cominciare dal Tmb (ma di tipo "avanzato") che Roma non vuole più, e da completare con le tecnologie di gassificazione dei rifiuti tramite piròlisi. Molto apprezzata pare l'ossicombustione in assenza di fiamma sviluppata, tra gli altri, dall'Itea di Brindisi.Il Piano rifiuti regionale descrive in sostanza un moderno Tmb (trattamento meccanico biologico), cioè quei colossali rimescolatori di immondizia cui si è asservita per anni Roma, per alimentare un grande impianto di digestione anaerobica con qualche linea di ricupero di frazioni secche e l'ipotesi contrastata di tecnologie di ossicombusione per trattare gli ultimi scarti.Sarà questa una delle sfide tecnologiche del Lazio. E di Roma.

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