Fisco e contabilità

Manovra, tra i «segnalati» nuova Imu, maggiorazione Tasi, deroghe Tari e quota investimenti

di Gianni Trovati

Gli emendamenti «segnalati» alla manovra promettono bene per gli enti locali. Certo, la strada verso l'approvazione è ancora lunga, ma fra i correttivi scelti in area maggioranza, e in particolare dalle parti della Lega, si sono fatti largo almeno quattro temi chiave per la finanza locale.

La «nuova Imu»
Il primo è quello della nuova Imu, che prova a superare il doppione Imu-Tasi sulla stessa base imponibile. L'emendamento presentato da Alberto Gusmeroli che accoglie la proposta elaborata dall'Anci (anticipata sul Quotidiano degli enti locali e della Pa del 6 novembre) è entrato fra i segnalati. L'obiettivo è quello di creare un'imposta unica con aliquota massima all'11,4 per mille, pari al tetto nella somma attuale di Imu e Tasi, e più gestibile per i contribuenti grazie a una griglia pre-determinata che limita la possibilità di diversificare il prelievo con una sola aliquota per ogni categoria.

Tari-Tasi
Sempre a firma Gusmeroli è l'emendamento segnalato che fino al 2020 permetterebbe di confermare con delibera la maggiorazione Tasi nei Comuni che l'hanno decisa nel 2015. E un altro correttivo che consentirebbe di tenere in vita per altri tre anni le deroghe al metodo normalizzato per il calcolo della Tari, senza le quali si rischia una girandola nelle tariffe destinata a penalizzare soprattutto gli utenti a più alta produzione di rifiuti come fiorai, ristoranti e così via

Investimenti
È a firma Rebecca Frassini, sempre della Lega, un altro emendamento segnalato che accoglierebbe la richiesta degli amministratori locali di vincolare a investimenti dei Comuni una quota dei fondi aggiuntivi assegnati alle Regioni dalla legge di bilancio. Dei tre miliardi del fondo investimenti degli enti locali, infatti, 2,5 vanno alle Regioni, 250 milioni sono destinati a Province e Città metropolitane e gli altri 250 sono da assegnare (il problema è stato segnalato sul Quotidiano degli enti locali e della Pa del 12 novembre). L'emendamento chiede di riassegnare alle Regioni anche i 250 milioni da ripartire, ma di vincolare poi il 40% del totale (quindi 1,1 miliardi) agli investimenti degli enti locali del territorio.

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