Amministratori

Balneari, sprint sulla riforma delle concessioni: oggi in Consiglio dei ministri

Emendamento al Ddl concorrenza: si valutano indennizzi ai gestori uscenti

di Celestina Dominelli e Carmine Fotina

Il governo tenta lo sprint sul dossier balneari e porta già al Consiglio dei ministri convocato per oggi le norme che dovrebbero consentire dal 2024 lo svolgimento delle gare per le concessioni demaniali marittime a uso turistico-ricreativo. Si tratterà con molto probabilità di un emendamento da presentare al disegno di legge concorrenza all’esame del Senato, con un’accelerazione dettata anche dall’esigenza di scongiurare un’ingente sanzione Ue collegata alla procedura di infrazione in corso. L’idea è tenere conto degli investimenti fatti fino a questo momento dai concessionari uscenti, con la possibilità di prevedere forme di indennizzi, ma gli attuali gestori restano comunque contrari all’intervento. Sembra comunque passare la linea di Palazzo Chigi rispetto all’ipotesi più morbida, avanzata dalla Lega con i sui ministri e parlamentari, di procedere con un Ddl delega di 24 mesi per un riordino complessivo del demanio marittimo che avrebbe riguardato anche norme del Codice della navigazione.

Sul fronte bollette, invece, il D-day resta fissato per il prossimo Cdm, che dovrebbe tenersi venerdì con l’esecutivo che cerca la quadra su risorse e nuove misure. Così ieri sono proseguite le riunioni tecniche con il ministro dell’Economia, Daniele Franco, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio,  Roberto Garofoli, che hanno incontrato anche la dg di Confindustria, Francesca Mariotti, per un punto sulle linee generali del provvedimento.

L’orientamento del governo sarebbe quindi quello di replicare innanzitutto gli interventi emergenziali già messi in pista con l’azzeramento degli oneri di sistema per le utenze elettriche e gas (per i clienti domestici e non), che nel primo trimestre è costato circa 2,3 miliardi, da affiancare a un ulteriore potenziamento del bonus sociale, lo sconto in bolletta per le famiglie con disagio economico o fisico. Su quest’ultimo versante, si starebbe pensando sia di potenziare l’assegno per i percettori del beneficio sia di alzare l’Isee (attualmente fissato a 8.265 euro o a 20mila euro per le famiglie con almeno 4 figli a carico) con cui si decide chi può usufruire o meno dell’agevolazione.

Chiaro è, però, che l’eventuale doppia mossa dovrà fare i conti con le risorse a disposizione con il governo che sta cercando i fondi anche per definire il quadro delle risposte a favore delle imprese, energivori in testa. Al momento, si starebbe ragionando su una cifra pari a 4-4,5 miliardi, ma l’obiettivo non scontato è portare a 7 miliardi la dote complessiva. Sul fronte dell’industria, il puzzle, ancora da chiudere, punta a mettere insieme misure di semplificazione (fast track) per rilanciare la produzione da fonti rinnovabili (anche attraverso la spinta nel pubblico, a partire da scuole e uffici) e per favorire il riempimento totale o una maggiore capacità degli stoccaggi, con interventi che assicurino forniture a prezzi calmierati ai grandi consumatori di elettricità e gas. Ma come? Il pacchetto comprenderebbe per ora l’incremento della produzione nazionale di gas per 3 miliardi di metri cubi l’anno per poi cederlo all’industria gasivora con contratti a lungo termine e tariffe basse (16 centesimi di euro per standard metro cubo) e il trasferimento agli energivori a rischio delocalizzazione dei 25 terawattora di energia rinnovabile ritirata dal Gse a prezzi calmierati (50 euro per megawattora) per il 2022-2023. Due misure di alleggerimento, il cui perimetro è però oggetto del confronto con Bruxelles. Accanto a queste, poi, nelle ultime ore sarebbe spuntata anche la possibilità, sempre sollecitata dalle imprese, di incrementare le agevolazioni agli energivori per le voci parafiscali in bolletta. Sfruttando il margine di manovra che le norme Ue ancora concederebbero.

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