Appalti

Igi: non bastano i ritocchi al codice appalti, manca una visione di insieme

Il «Manifesto per la semplificazione degli appalti» dell' Istituto grandi infrastrutture

di Giorgio Santilli

Il codice appalti «ha perso qualsiasi connotazione, seppur minima, di unitarietà e sistematicità: interventi puntuali, anche se estesi, non sono sufficienti per recuperare un testo che manca di una visione di insieme». È necessario, «in primo luogo, eliminare sia le violazioni della regola del gold plating, che le numerose divergenze dalle disposizioni delle direttive Ue». L’Istituto grandi infrastrutture (Igi), con il «Manifesto per la semplificazione degli appalti», porta argomenti tecnici a chi pensa che non basti riformare chirurgicamente il codice appalti, ma sia necessaria una sostanziale eliminazione oppure una riscrittura in profondità con l’unica bussola delle direttive Ue.

Messaggio diretto al ministro Giovannini. «Condivido - dice il segretario generale Federico Titomanlio - le preoccupazioni del ministro per i contraccolpi sulle stazioni appaltanti, dovuti all’ipotizzata sostituzione del codice con le direttive. Tuttavia è necessario, in occasione delle modifiche preannunciate, intervenire per riconciliare il codice con le norme comunitarie. Per quanto riguarda il sottosoglia, concordiamo con l’idea del ministro di stabilizzare il Dl 76».

Il Manifesto contiene 51 proposte che spaziano a tutto campo, raccolte in cinque punti. Il primo è, appunto, «riconciliare la normativa in tema di appalti con le direttive Ue»; il secondo, accelerare il processo autorizzatorio e di progettazione, riducendo a due le fasi progettuali, obbligando «gli enti cooperanti a indicare con precisione le modifiche che propongono di apportare al progetto», riconoscendo «un potere di ultima istanza alla Presidenza del Consiglio, o alla giunta regionale, in caso di superamento dei termini», prevedendo che «qualsiasi parere o atto di assenso dopo la conclusione della conferenza di servizi debba essere rilasciato entro trenta giorni, decorsi i quali scatta il silenzio assenso», ponendo a base di gara per l’appalto integrato il progetto di fattibilità tecnica ed economica, prevedendo il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici solo oltre i 100 miloni.

Il punto 3 propone di prorogare il decreto semplificazioni per il sottosoglia, di prevedere che le commissioni di gara siano composte solo di personale della stazione appaltante, allinearsi alla sentenza della Corte di giustizia Ue che liberalizza il subappalto. Per i settori speciali (punto 4) la ricetta è «eliminare tutti i rimandi normativi alla disciplina dei settori ordinari per evitare duplicazioni normative e appesantimenti procedurali». Per le concessioni, infine, l’Igi propone di abrogare l’articolo 177 oppure riconoscere la possibilità di affidare il 100% dei lavori a società collegate o controllate e prevedendo le gare solo per gli affidamenti a valle.

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