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Smart working, PagoPa manda a regime il modello tutto agile 5 giorni su 5

Il dato emerge dall'indagine a livello nazionale sulle policy di lavoro agile dell'ufficio studi di Variazioni

di Daniela Casciola

Lavoro agile nella formula «full smart» senza limitazioni nel numero di giornate o dei luoghi dove lavorare. Tra le organizzazioni che hanno già disciplinato lo smart working a regime esistono spicca un gruppo di «visionarie» che rappresenta il 10% di questo segmento. Rientra tra queste PagoPA Spa, società pubblica che ha adottato un modello di flessibilità innovativo nel settore, con la possibilità di lavorare in smart working senza vincoli o limiti prestabiliti, nessuno escluso, dotandosi di una Policy co-progettata e realizzata in modo partecipativo. La società inoltre eroga un bonus pari a 120 euro lordi a impiegati e quadri, da utilizzare per potenziare e migliorare le funzionalità di lavoro in modalità agile, attraverso l'acquisto di strumenti a supporto.

Il dato emerge dalla prima indagine a livello nazionale sulle policy di smart working in Italia, condotta dall'ufficio studi di Variazioni, a cui hanno risposto circa 300 responsabili delle risorse umane di organizzazioni private e pubbliche (la Pa è rappresentata per il 3,8%), tra il 15 marzo e il 15 maggio 2022. Il sondaggio ha indagato come le aziende si stanno attrezzando in vista della fine del regime semplificato per lo smart working il 31 agosto 2022.

Ne viene fuori un panorama variegato e a diverse velocità, all'interno del quale spicca un 10% di organizzazioni all'avanguardia che hanno adottato un modello completamente smart, 5 giorni su 5, come il caso di PagoPA presentato da Patrizio Caligiuri, Direttore affari istituzionali e comunicazione della partecipata del Mef: «Lo smart working è parte del nostro Dna e rappresenta un elemento fondante di una cultura aziendale che poggia sui valori di accountability, inclusività e performance: la massima flessibilità riconosciuta ci consente di essere attrattivi in un mercato del lavoro tech dove le figure professionali considerano il lavoro in remoto un fattore cruciale nella scelta dell'azienda. Per PagoPA lo smart working è parte dell'identità aziendale sin dalla sua origine, una scelta strutturale della Società, compiuta ben prima dell'arrivo della pandemia – ha affermato Patrizio Caligiuri, Direttore affari istituzionali e comunicazione di PagoPA - Le nostre risorse umane sono dislocate praticamente sull'intero territorio nazionale, da Roma a Milano - le città che ospitano le nostre sedi e contano il maggior numero di dipendenti domiciliati - passando per Ragusa e Trento, che ad oggi rappresentano i nostri confini a Sud e a Nord».

Secondo la ricerca di Variazioni, oltre la metà delle imprese ha già scelto come organizzarsi per il futuro: il 55,5% del campione ha già introdotto il lavoro agile e adottato una policy che definisce le linee guida generali dello smart working in azienda. 4 su 10 imprese temporeggiano ancora e dichiarano l'intenzione di adottare lo smart working a livello strutturale, ma non lo hanno ancora fatto e potrebbero non fare in tempo entro il 31 agosto. Solo il 6,2% del campione afferma di non voler proseguire con il lavoro agile. Tra chi ha già disciplinato e regolamentato il lavoro agile, oltre la metà non lo aveva mai sperimentato prima della pandemia. Tra le imprese che si sono già attrezzate, il 51% delle organizzazioni ha introdotto la policy prima dell'emergenza sanitaria del marzo 2020 e il 49% durante l'emergenza ovvero da marzo 2020 a oggi.

Tra chi ha disciplinato il lavoro agile, le imprese più caute, circa il 36% del campione ha scelto di limitare lo smart working a 1-2 giorni settimanali. Mentre la media ponderata dei giorni di lavoro agile delle imprese in Italia è di 2,3 giorni alla settimana.

Nonostante ciò, dalla ricerca dell'Ufficio Studi di Variazioni, emerge che siamo ancora in un contesto evolutivo che evidenzia sacche di resistenza: Il 65% delle imprese ha imposto limitazioni sui luoghi dove scegliere di lavorare. Anche se generalmente si tratta di indicazioni inerenti agli aspetti strutturali degli spazi eventualmente scelti, che possono presentare rischi rispetto alla sicurezza dei dati e delle persone. Alcune organizzazioni (il 18%) hanno però previsto limitazioni anche in termini di distanza chilometrica dalla sede di lavoro (per esempio il divieto di lavorare dall'estero) Solo il 19% delle aziende non pone nessuna limitazione di luogo. Rispetto agli orari di lavoro e la reperibilità, per il 38% delle organizzazioni il lavoro agile replica gli orari della giornata di lavoro, per il 23% invece non è previsto un orario fissato con l'obbligo di reperibilità, altre invece optano per soluzioni intermedie stabilendo delle fasce orarie di reperibilità quotidiana sotto le 8 ore.
In 9 casi su 10 il lavoro strutturale in smart working non prevede gli straordinari. Nell'84% dei casi è però prevista fornitura di strumenti e tecnologie o indennità per l'acquisto di dispositivi tecnologici o per la creazione di postazioni di lavoro domestiche (3% riconosce rimborso spese delle utenze) o buoni pasto (45%) per venire incontro agli extra costi sostenuti per lavorare da casa.

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