Personale

Enti locali, il contratto supera lo stallo: firma in arrivo

Oggi la proposta finale che supera le incognite sugli insegnanti comunali

di Gianni Trovati

Alla fine la volontà di non far slittare aumenti e arretrati alla primavera del prossimo anno sembra aver avuto la meglio. E oggi sul tavolo del negoziato per il rinnovo del contratto dei 430mila dipendenti di regioni ed enti locali arriverà un nuovo testo, figlio delle discussioni che si sono rivelate complesse anche ieri, che proverà a ottenere la firma della pre-intesa. Come sempre quando la trattativa entra nella fase finale, qualche incertezza continua a circondare i pronostici; ma l’aria è quella dell’accordo.

Il risultato è che gli aumenti, da 56,1 a 102,5 euro lordi al mese sul tabellare a seconda della categoria e della posizione economica di appartenenza, e gli arretrati che con lo stesso criterio vanno dai 1.600 ai 3mila euro una tantum, potrebbero arrivare come illustrato sul Sole 24 Ore di lunedì nella busta paga di dicembre, salvo inciampi nel percorso che dalla pre-intesa passa da Ragioneria generale, Corte dei conti e consiglio dei ministri e porta all’entrata in vigore dell’accordo. Con un rinvio della prima firma a dopo la pausa estiva, invece, il calendario si allungherebbe al 2023.

Alle fasi finali di questa partita in realtà la quasi totalità dei dipendenti degli enti territoriali ha assistito da spettatore non protagonista. Perché l’ostacolo principale su cui si è concentrato il confronto delle ultime settimane riguarda educatori e insegnanti delle scuole comunali, che rappresentano circa il 5% del personale del comparto. Il problema è nell’inquadramento di queste figure, che alcuni sindacati avrebbero voluto in categoria «D», la più alta, con un progressivo esaurimento dell’attuale categoria «C». La proposta finale attesa oggi riprenderebbe invece per ora l’inquadramento in «C», che in prospettiva andrebbe però a esaurimento con la creazione di un «profilo educativo» in Area «D» per i laureati e con la possibilità temporanea per i Comuni per un primo periodo di creare selezioni per le progressioni in «D» anche in deroga all’obbligo di laurea. Per gli attuali dipendenti in C ci sarebbe un aumento dell’indennità.

Per il resto, in realtà, quello delle Funzioni locali è il meno innovativo fra i contratti di questa tornata. A differenza di quanto accaduto in Funzioni centrali e in sanità, qui non si crea di fatto l’area delle «elevate professionalità», cioè dei tecnici specializzati che dovrebbero garantire la ripresa della capacità amministrativa e progettuale della Pa nell’ottica del Pnrr. Il compito di prima linea sotto alla dirigenza continuerà a spettare alle «posizioni organizzative», i funzionari che negli enti locali hanno incarichi temporanei di responsabilità. Anche negli enti territoriali arrivano invece i «differenziali stipendiali», il nuovo meccanismo che sostituisce le promozioni economiche.

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