Fisco e contabilità

Pnrr alla corsa contro il tempo: 25 obiettivi in 26 giorni

I dati aggiornati a ieri (30 scadenze completate) non si scostano molto dai numeri di Draghi, ma molte tappe sono vicine al traguardo, anche per Dl. Fitto: «Target non in discussione»

di Gianni Trovati

Per completare il cronoprogramma collegato alla terza rata da 19 miliardi del Pnrr mancano 25 obiettivi, e sono 26 i giorni (festivi compresi) che ci separano dal 31 dicembre. La corsa, delineata dal monitoraggio governativo aggiornato a ieri sui target e milestones del secondo semestre 2022, è di quelle impegnative.

Ma ai piani alti dell’esecutivo c’è la convinzione che in ogni caso si riuscirà a tagliare il traguardo in tempo; anche grazie alla spinta del decreto in via di completamento che per quanto possibile raccoglierà in norme primarie quel che non si è riuscito a fare fin qui. «Il raggiungimento di tutti gli obiettivi 2022 non è in discussione», ha ripetuto ieri Raffaele Fitto che ha la delega ministeriale sul Piano; «Ce la faremo sicuramente», aveva detto venerdì scorso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Ottimismo, e questo non è un fatto marginale, condiviso sostanzialmente dai tecnici della Task Force Ue al termine del fitto lavoro di verifica condotto la scorsa settimana con ministeri ed enti locali. Intanto ieri la Ragioneria ha dettato le istruzioni sul monitoraggio degli investimenti del Piano complementare.

A pesare sui dati è stata ovviamente la fase di transizione post elettorale, che pur ridotta al minimo ha nei fatti tolto un mese all’attività politica e amministrativa sul Pnrr. I numeri aggiornati, infatti, non sono molto diversi da quelli messi in fila negli ultimi giorni del governo Draghi, che aveva archiviato 25 scadenze e ne aveva portato all’ultima tappa altre quattro. Oggi le caselle verdi sono 30. Viminale, ministero della Giustizia, Turismo, Sud e Funzione pubblica hanno completato il carnet.

Il ministero dell’Economia ha superato gli obiettivi più sostanziali, quelli che puntano a migliorare il pagamento spontaneo delle tasse (compliance) attraverso l’invio massivo delle lettere di conformità e la riduzione al minimo dei falsi positivi (cioè le “contestazioni” ai contribuenti basate su presupposti erronei), e deve ora completare le verifiche sulla spending di Giustizia e Salute.

In altri settori del governo però si guarda al rush finale prenatalizio con qualche apprensione in più. È il caso in particolare del dipartimento per la Transizione digitale, titolare del pacchetto più consistente di scadenze (10) ma anche dell’elenco più ricco di pratiche ancora da evadere (6), tra le quali per esempio la costituzione della società 3i per l’informatica della Pa e il collaudo del Polo strategico nazionale per il cloud. La situazione al ministero dell’Ambiente è simile sul piano numerico, con 3 obiettivi raggiunti e 6 ancora da completare, ma le procedure sono alla fase finale e non dovrebbero avere bisogno del decreto.

Sembra meno complesso il quadro riferito direttamente a Palazzo Chigi. Ma l’apparenza inganna. Perché i due obiettivi mancanti (su tre) riguardano la piena attuazione della legge sulla concorrenza, dalla riforma dei servizi pubblici locali ai decreti sull’energia. Provvedimenti che dovranno farsi largo nell’agenda parlamentare dominata dalla manovra; sperando di evitare inciampi politici.

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