Urbanistica

Le reazioni. Salvini: «Bloccheremo questa ennesima imposizione di Bruxelles»

Brancaccio (Ance): «Vanno individuati strumenti per adattare gli obiettivi della Epbd alla nostra realtà»

di Flavia Landolfi e Giuseppe Latour

La dichiarazione di guerra suona così: «La Lega cercherà di bloccare e modificare questa ennesima imposizione di Bruxelles contro il patrimonio immobiliare e culturale del nostro Paese». Pochi minuti dopo il voto favorevole dell’Europarlamento, il vicepremier e titolare delle Infrastrutture Matteo Salvini, si abbandona su Instagram a un altro sfogo, l’ennesimo sulle case green. «Un’altra direttiva sulla testa e sul portafoglio di 8 milioni di famiglie italiane, una mazzata economica in un momento di grande difficoltà per tanti», cannoneggia sui social. E insomma «la casa non si tocca», che ricorda il mainstream politico dei tempi che furono. Osservazioni che vedono compatta tutta la maggioranza. Per il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti il testo è «inaccettabile». L’eurodeputato di Forza Italia, Massimiliano Salini, sottolinea che «abbiamo deciso di opporci, gli obiettivi sono chiari ma bisogna correggere il tiro».

Il vento però sembra cambiato e Bruxelles appare più determinata che mai a marciare dritta. A poco più di un’ora di distanza, infatti, il relatore della direttiva in Parlamento, Ciaran Cuffe, dedica un passaggio della sua conferenza stampa sull’approvazione del testo al nostro paese: «L’Italia è stata interessante da osservare. Salvini e Meloni hanno utilizzato questo fascicolo come arma, hanno raccontato molte bufale su questo dossier. Hanno insinuato che Bruxelles avrebbe sfrattato le persone dalle loro case. La realtà è che è necessario agire in Ue. Io spero davvero che il Governo italiano agisca su questo fronte».

Parole sulle quali l’europarlamentare leghista e relatrice ombra della direttiva, Isabella Tovaglieri, spiega che «non abbiamo avuto un approccio ideologico, abbiamo espresso legittime preoccupazioni senza alcuna preclusione». Anche se Patrizia Toia, eurodeputata Pd e vicepresidente della commissione Itre, sottolinea che «sull’efficienza degli edifici è meglio ottenere finanziamenti e deroghe, come abbiamo fatto noi eurodeputati Pd, che sbandierare la propria opposizione, come fa la destra, per poi subire le normative europee senza poterle modificare».

Tra gli operatori c’è chi come Ance invoca «fondi e strumenti». Federica Brancaccio, numero uno dell’associazione dei costruttori, dichiara di condividere «la direzione e gli obiettivi indicati dalla direttiva europea per un grande piano di riqualificazione energetica degli edifici quanto mai indispensabile soprattutto nel nostro Paese». Ma mette in guardia: «Per farlo è necessario individuare strumenti e fondi che consentano di adattare le previsioni alla realtà italiana. È chiaro infatti che la transizione ecologica non è sostenibile se fatta solo sulle spalle dei cittadini».

Mentre Confedilizia, per bocca del suo presidente Giorgio Spaziani Testa, chiede a gran voce che ora si apra una fase di negoziazione. Negoziazione nella quale «si inserisce l’approvazione da parte della Camera dei deputati, mercoledì scorso, di una mozione di maggioranza che ha impegnato il Governo italiano ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti istituzioni europee al fine di scongiurare l’introduzione di una disciplina giudicata – a ragione – pericolosa per il nostro Paese». Infine c’è Assoimmobiliare che guarda oltre. «Se affrontati per tempo, gli obiettivi di efficienza energetica delineati con la direttiva possono essere una grande opportunità di sviluppo e di stabilizzazione della crescita economica», pronostica la presidente Silvia Rovere.

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