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Pagamenti imprese, Giovannini: col Mef sperimentiamo sistema «a blocchi» per velocizzare

Appalti, Schiavo (Ance): più pubblicità per le gare e suddivisione in lotti per consentire la partecipazione del Mpmi, anche in raggruppamento

di Massimo Frontera

«Per il pagamento delle imprese di costruzioni stiamo sperimentando con il Mef un sistema "a blocchi" in maniera da rendere il sistema più rapido». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini nel corso dell'audizione presso la commissione Lavori pubblici del Senato, ascoltato sulla conversione in legge del Dl n.68/2022 (su infrastrutture, trasporti e Giubileo). Giovannini ha spiegato che il software che il Mef consente una singola operazione alla volta. «Mi aspetterei - ha detto Giovannini citando il caso del pagamento delle aziende di trasporto - che se devo pagare 2.600 imprese che ne hanno diritto, possa farlo schiacciando un bottone; e invece no: il dirigente o il funzionario deve aprire e chiudere la singola procedura». In particolare sul pagamento delle aziende che effettuano il trasporto scolastico Giovannini ha riferito che «siamo più o meno alla metà: cioè su 2.600 pagamenti siamo a oltre mille già effettuati». Più in generale, Giovannini ha rivendicato l'azione di forte accelerazione nei pagamenti che si erano accumulati. «Nel governo Draghi - ha detto il titolare delle Infrastrutture - questo ministero ha approvato 256 decreti attuativi collegati al pagamento delle risorse, che da molto tempo giacevano, di cui 126 erano monitorati nell'ufficio del piano di governo e 130 che non sono monitorati perché di più basso livello, ma che sono ugualmente associati al pagamento delle risorse».

Nel corso della stessa audizione è stata ascoltata anche l'Ance, che ha complessivamente apprezzato le misure contenute nel decreto legge n.68, anche se ha suggerito dei correttivi per superare alcune criticità che rischiano di restringere la concorrenza e in particolare penalizzare le imprese di minore dimensione. Al primo posto l'Ance mette l'eccessivo ricorso alle procedure negoziate senza pubblicazione del bando, a discrezione della stazione appaltante. Tale possibilità, ha sottolineato ai senatori dell'VIII commissione il vicepresidente delle opere pubbliche Luigi Schiavo, «rischia di determinare un grave danno al mercato: l'assenza, infatti, di una piena pubblicità delle procedure rende assai difficile, se non impossibile, la partecipazione in raggruppamenti temporanei d'impresa, ossia di uno strumento chiave per la crescita delle micro, piccole e medie imprese». Da qui la richiesta di imporre «che gli avvisi di gara debbano essere tempestivamente e preventivamente pubblicati sui siti istituzionali delle stazioni appaltanti, in modo da consentire alle imprese interessate di poter manifestare preventivamente il loro interesse ad essere invitate, come operatore singolo o in raggruppamento».

Il problema su cui punta il dito l'Ance è nella comunicazione delle opportunità di mercato le pubbliche amministrazioni sono molto più attente ad applicare principi di trasparenza che non di pubblicità, cioè rendono conto delle procedure ma non nelle modalità e tempi che consentono agli operatori di organizzarsi per la partecipazione, sia singolarmente sia soprattutto in cordata. E questo grazie appunto ad una ormai diffusa pratica di ricorso alla procedura negoziata, anche senza pubblicazione del bando di gara. Un trend che recentemente anche l'Anac ha segnalato in modo molto dettagliato nella relazione annuale presentata al Parlamento, lo scorso 23 giugno.

«Pertanto - suggerisce Schiavo - il decreto legge in conversione può rappresentare l'occasione per introdurre una modifica alla normativa citata, che stabilisca che i predetti avvisi debbano essere tempestivamente e preventivamente pubblicati sui siti istituzionali delle stazioni appaltanti, in modo da consentire alle imprese interessate di poter manifestare preventivamente il loro interesse ad essere invitate, come operatore singolo o in raggruppamento. Inoltre, sempre al fine di favorire l'accesso al mercato da parte delle Mpmi, occorrerebbe procedere alla suddivisione degli appalti in lotti anche su base quantitativa, così da garantire la massima partecipazione e la tutela del mercato, da tradurre in apposito precetto normativo. Ciò anche nel caso di affidamento di opere cd "a rete" e lavori di manutenzione, di importo più rilevante (sopra-soglia)». «In caso contrario, infatti - ribadisce il vicepresidente dell'Ance - il rischio è che, per tale tipologia di appalti, il valore dei lotti, prestazionali e funzionali, sia tale da non consentire la massima partecipazione degli operatori del mercato, penalizzando le Mpmi».

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