Urbanistica

Superbonus, rinvio alla settimana prossima per le correzioni al 110% sulla responsabilità solidale

Nella riformulazione del Mef sarebbe un decreto interministeriale a individuare i casi in cui la fattispecie non scatta

di Giuseppe Latour e Giorgio Santilli

Resta in pista l’emendamento al decreto legge Aiuti bis che dovrebbe portare a una limitazione, più o meno drastica, della responsabilità solidale nelle operazioni di cessione ed acquisto dei bonus edilizi e del Superbonus in particolare. Gli emendamenti, presentati in origine dai Cinque stelle e da Italia Viva, sono stati oggetto di una lunga trattativa tra i relatori del provvedimento al Senato e il Mef nella giornata di ieri, con vari tentativi di riformulazione del testo.

Ma prima ancora delle modifiche introdotte al testo dal Mef per ridimensionare la portata degli emendamenti originari, è il clima in cui si sono svolti ieri i lavori ad aver frenato l’esame del decreto legge e la ricerca di soluzioni agli emendamenti considerati prioritari dalle forze politiche. A un certo punto, a fine mattinata, si è rischiata la rottura totale, con l’azzeramento di tutti gli emendamenti. Questo non solo per la contrarietà del governo a molte delle originarie formulazioni ma anche per una guerra che si è scatenata fra le forze politiche, interessate a posizionare ognuna le proprie bandiere da far valere in campagna elettorale.

All’irrigidimento complessivo è seguita una pausa che ha portato alla fine alla decisione di rinviare tutto alla prossima settimana. Se restano spiragli per approvare uno o due emendamenti per ciascuna forza politica, resta anche la possibilità che non se ne faccia nulla e il decreto alla fine sia approvato senza modifiche.

Le riformulazioni dei due emendamenti sulla responsabilità in solido non hanno certo aiutato a ridurre la confusione. In un primo testo (33.0.6) , che riscriveva l’emendamento pentastellato, il governo ha inserito la previsione di un decreto del Mef, di concerto con Mims e Mite, con cui sarebbero «individuate ipotesi di esclusione della responsabilità in solido di cui al periodo precedente per l’ultimo cessionario». Formulazione che rinvia la soluzione e non soddisfa nessuno.

In un secondo testo (42.0.2), oltre alla stessa formulazione, si riprendevano alcune proposte dell’emendamento Iv, gradite anche all’Ance, in particolare quella secondo cui «la necessaria diligenza dei soggetti che acquistano i crediti dagli intermediari finanziari... è sempre dimostrata nel caso in cui tali soggetti non abbiano mai avuto alcun ruolo nell’origine, nelle operazioni di compravendita e nella fruizione di tali crediti, prima di detto acquisto».

Probabile che, se maturasse la volontà politica da tutte le parti di procedere con la modifica, la prossima settimana assisteremmo a ulteriori riformulazioni. Come notano gli osservatori più attenti, anche i testi di ieri evidenziano comunque qualche buon passo avanti senza una soluzione definitiva del problema. Quanto meno, però, si sta entrando nel vivo di quella che attualmente è la causa principale di blocco nella vendita dei bonus.

Intanto, la partita in corso in Parlamento sulle novità in materia di responsabilità solidale coinvolge, a cascata, anche il fronte dell’agenzia delle Entrate. L’accelerazione di questi giorni sulle possibili modifiche ha, infatti, messo nel congelatore un lavoro che era a un passo dalla pubblicazione: una circolare, chiesta soprattutto dal mondo bancario, che avrà il compito di chiarire proprio il tema della responsabilità solidale.

La circolare 23/E di giugno scorso - va ricordato - ha introdotto alcune indicazioni molto contestate in materia di responsabilità di chi acquista i crediti fiscali. In sostanza, ha spiegato che gli acquirenti, soprattutto se qualificati (come le banche), devono dimostrare la loro diligenza nelle operazioni di compravendita, se non vogliono essere chiamati a rispondere dell’eventuale illegittimità del credito. Chi acquista i bonus, quindi, deve fare tutti i controlli necessari ad accertarsi di non immettere sul mercato liquidità destinata, di fatto, ad arricchire chi ha commesso una frode. Altrimenti può essere chiamato a risponderne.

La diligenza viene valutata su una serie di parametri, sei in tutto, indicati dalle Entrate. Alcuni di questi, però, hanno messo in crisi le banche, perché eccessivamente generici. Ad esempio, l’incoerenza reddituale e patrimoniale «tra il valore e l’oggetto dei lavori asseritamente eseguiti e il profilo dei committenti beneficiari delle agevolazioni». O la sproporzione «tra l’ammontare dei crediti ceduti ed il valore dell’unità immobiliare».

Tutte situazioni di squilibrio che, però, l’Agenzia non ha spiegato come misurare. La circolare servirà proprio a chiarire questi indici e, dopo il passaggio in Senato, rischia di assumere un peso ancora maggiore.

Alcune ipotesi di compromesso sull’emendamento al decreto Aiuti, come quella scaturita dalla proposta Iv, si concentrano sull’ultima cessione, quella dalla banca alla partita Iva, sterilizzando solo la responsabilità dell’ultimo acquirente. Non dicono niente dei passaggi precedenti e, quindi, spostano poco per gli istituti di credito che, dal canto loro, chiedono certezze su come fare le verifiche sulle cessioni ed essere al riparo da contestazioni future.

Per loro, più che gli emendamenti in arrivo, potrebbero essere decisive le indicazioni delle Entrate. Che, peraltro, in assenza di modifiche, resteranno come unica bussola per il mercato.

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