Personale

Riammissione in servizio dopo l'assoluzione in giudizio, nessun obbligo di comunicazione per il dipendente

É la cancelleria dell'ufficio giudiziario a dover informare l'ente di appartenenza della sentenza

di Amedeo Di Filippo

La riammissione in servizio in caso di assoluzione in secondo grado, dopo la sospensione per condanna in primo grado, è un onere dell'ente e il dipendente non ha nessun obbligo di comunicazione. Lo afferma la Corte di cassazione con la sentenza n. 5813/2022.

La sospensione
Tribunale e Corte d'appello hanno respinto l'impugnazione proposta da un agente di polizia locale contro due sanzioni disciplinari: una della sospensione di un mese dal servizio e della retribuzione, l'altra del licenziamento. In questo secondo procedimento l'agente ha omesso di comunicare la sentenza di assoluzione all'amministrazione, risultando così assente ingiustificato dal servizio. In pratica, giunta l'assoluzione il dipendente non lo aveva comunicato e aveva continuato a percepire l'indennità, senza rendere nessuna prestazione. Quando l'amministrazione se ne è avveduta lo ha licenziato.
L'articolo 4 della legge 97/2001 obbliga infatti la Pa a disporre la sospensione del dipendente dal servizio in caso di condanna, anche non definitiva, per alcuni delitti e la sospensione cautelare perde efficacia se per il fatto è successivamente pronunciata sentenza di proscioglimento o di assoluzione, anche non definitiva, che nel caso di specie è stata resa nel giudizio penale di appello. All'esito della assoluzione, l'amministrazione ha l'obbligo di disporre la riammissione in servizio del dipendente, in mancanza della quale non può configurarsi a carico di quest'ultimo un addebito di assenza ingiustificata, previo formale invito a riprendere servizio.

La riammissione
In mancanza di una disposizione di riammissione del dipendente in servizio, non può dunque configurarsi a carico di quest'ultimo un addebito di assenza ingiustificata; la riattivazione della funzionalità del rapporto di lavoro presuppone, a tutela di una fondamentale esigenza di certezza giuridica, oltre che in applicazione dei principi di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, il previo formale invito a riprendere servizio, diretto dalla amministrazione datrice di lavoro al dipendente.
Sotto il profilo della valutazione della gravità condotta del dipendente, la Suprema Corte altresì considera che l'obbligo della cancelleria dell'ufficio giudiziario di dare comunicazione all'amministrazione di appartenenza della sentenza penale resa nei confronti del dipendente non è limitato alle sentenze di condanna ma si riferisce a tutte le sentenze penali, indipendentemente dal contenuto del dispositivo.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©