Amministratori

Utility, gli investimenti corrono a 11 miliardi - Ricavi all’8,5% del Pil

Faro sui risultati delle 100 maggiori imprese di servizi pubblici attive in Italia

di Cheo Condina

Un fatturato che arriva a 152 miliardi, cioè l’8,5% del prodotto interno lordo italiano, investimenti che sfiorano 11 miliardi (con un balzo di oltre il 50% sul 2020), e una buona tenuta della marginalità, con il Ros (il ritorno sulle vendite) sceso dal 7,3% al 6,8%. Sono questi, come riportato da Radiocor, i risultati 2021 del rapporto di Top Utility, think tank della società di consulenza Althesys, fondata e guidata dal Professor Alessandro Marangoni. Lo studio, giunto all’11esima edizione, passa al setaccio i risultati delle 100 maggiori imprese di servizi pubblici attive in Italia, tra cui ovviamente big quotate come A2A, Acea, Hera, Iren e Ascopiave, nei quattro comparti di riferimento, ovvero elettricità, gas, acqua e rifiuti. «Parliamo di un tessuto variegato di imprese – spiega Marangoni – che tuttavia sono accomunate da due trend: investimenti molto importanti, soprattutto nel digitale e nell’innovazione, e una buona resilienza, seppur con sfumature diverse, sia alla crisi pandemica sia allo choc energetico legato alla guerra in Ucraina». Ne è prova, aggiunge, che i dati 2021 sono in forte crescita anche rispetto al 2019 e che «le prime evidenze sul 2022, visto che molti bilanci delle utility non sono stati ancora chiusi, mostrano una tenuta del sistema, trend confermato nei primi due mesi di quest'anno».

Ciascun settore, come è ovvio, fa un po’ storia a sé. La redditività rispetto alle vendite è più marcata per l’idrico (9,3%), secondo solo alle monoutility del gas (11,9%). Poco al di sotto il settore elettrico (7,4%) e le multiutility (6,5%). Dal punto di vista operativo, il segmento acqua mostra un tasso di perdite di rete sensibilmente inferiore alla media italiana (36% contro il 41%), sebbene sia in lieve rialzo rispetto al 2020, mentre i servizi ambientali segnano un ulteriore passo in avanti, con la raccolta differenziata che cresce di quattro punti, arrivando al 73% rispetto alla media nazionale del 64%. Quest’ultima, osserva Marangoni, è una performance brillante, anche se sul fronte degli investimenti a livello nazionale la situazione della filiera rifiuti è molto diversa, con una forbice rilevante tra Nord e Sud che ancora non accenna a ridursi; buona notizia – aggiunge – è il trend positivo dell’idrico, che continua a recuperare il gap di investimenti. Quest'ultimi, come detto, a livello generale sono arrivati a quota 10,9 miliardi, aumentando in tutti i settori in valore assoluto: spiccano le multiutility (+74%), le monoutility del gas (+65%) ed elettriche (+49%); più contenuti gli aumenti per aziende idriche e dei servizi ambientali, rispettivamente del 7,3% e 5%. Tuttavia, ci sono due ambiti in cui le Top 100 intendono aumentare i Capex nei prossimi anni: da un lato, il digitale e la connessa cybersecurity, dall'altro le infrastrutture, soprattutto le reti che restano centrali nel processo di transizione. Dimostrano così di aver colto – tra le grandi difficoltà dell'ultimo biennio – due dei principali trend su cui costruire il proprio futuro.

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