Fisco e contabilità

Spesa sociale, ancora ampie le distanze tra le Regioni

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

La Lombardia eccelle per spesa sanitaria privata pro capite, con circa 709 euro annui per abitante; ed è al primo posto tra le regioni italiane anche sul fronte dei servizi offerti ai cittadini (ad esempio il social housing, con 81,2 alloggi ogni 100mila abitanti). La Lombardia ha anche la percentuale più bassa di disoccupati in Naspi (appena il 3,5%). All’opposto troviamo la Sicilia, con la più alta incidenza di Neet (giovani che non studiano e non lavorano), la loro quota è al 38% tra i 15 e i 34 anni, contro il 19,8% della media italiana. Sempre la Sicilia primeggia per alti tassi di dispersione scolastica e per l’elevata spesa per misure di politica passiva, ad esempio il Reddito di cittadinanza: 35,5 euro contro gli 11 medi del Paese (al top della spesa per Rdc c'è la Campania con 37 euro).

La nuova fotografia

La nuova fotografia 2021 degli strumenti e delle performance di welfare delle 21 tra regioni e province autonome scattata dal Gruppo Unipol, assieme a The European House-Ambrosetti, nell’ambito del Think Tank «Welfare, Italia», presentata nei giorni scorsi a Roma, conferma un Paese a diverse velocità (e con profondi, e consolidati, nodi storici delle politiche locali sul lavoro).

Lo studio, come nell’edizione 2020, ha preso in considerazione 22 indicatori, sia di spesa, come gli esborsi per servizi e contributi sociali, o nel campo sanitario-previdenziale; sia strutturali, ad esempio il tasso di disoccupazione, la percentuale di famiglie in povertà relativa, il social housing, il tasso di dispersione scolastica, solo per citarne alcuni. Con l’obiettivo di “mappare” gli ambiti principali del nostro welfare, vale a dire politiche sociali, sanità, previdenza, educazione e formazione.

La spesa pubblica

A livello nazionale il welfare è la principale voce di spesa pubblica e assorbe 576,2 miliardi (ma alle prestazioni Pensione va il 16,5% della spesa sul Pil, rispetto ad una media del 12,6% dell’Eurozona; all'Istruzione appena il 3,9 del Pil, contro il 4,6 dell’Eurozona).

La crisi sanitaria, come prevedibile, ha condotto a un incremento di tutta la spesa per il welfare (la spesa per le politiche sociali, ad esempio, ha registrato nel 2020 un + 36%, superando per la prima volta i 100 miliardi di euro). E poi ci sono i 41,5 miliardi che il Think Tank «Welfare, Italia» stima che il Pnrr metterà sul welfare.

Ma nei territori come sta andando? Si conferma una forte polarizzazione. La P.A. di Trento, come evidenziamo nei grafici qui accanto, (85 punti) registra lo score più elevato, seguita dalla P.A. di Bolzano (80,4 punti) e dall’Emilia-Romagna (76,1 punti). In una scala tra 0 e 100 vi sono oltre 32 punti di differenza tra le due estremità del ranking. Le ultime 8 regioni sono tutte Meridionali, la migliore, la Sardegna, dista oltre 22 punti dalla prima in classifica e precede di circa 10 punti la Calabria ultima in classifica. Quest’anno, rispetto al 2020, c’è un peggioramento: la differenza tra regione best e worst performer (nel welfare Index) sale di ulteriori 4,5 punti.

Il quadro territoriale

Tornando alle singole regioni, il Veneto, ad esempio, è al top per tasso di partecipazione a forme pensionistiche integrative (insieme alla Provincia Autonoma di Trento e Bolzano, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia); e ha un bassissimo numero di percettori di reddito di cittadinanza, circa 38mila nuclei familiari, intorno al 3% del totale nazionale. L’Emilia-Romagna eccelle invece nell’offerta di servizi alle famiglie con figli piccoli, con 35,4 posti negli asili nido autorizzati ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni (è la seconda regione in Italia dietro l’Umbria con 35,7); e si difende piuttosto bene anche dal punto di vista sanitario (la spesa privata media pro capite è di 665 euro per ogni cittadino, poco meno del doppio del valore minimo registrato in Basilicata (374 euro pro capite). Il Lazio è la prima regione per contributi sociali riscossi dagli enti di previdenza in percentuale del Pil regionale, 16,8%; ed è tra le regioni con la minor incidenza di pensionati sulla popolazione (23,6%).

Un cruscotto per la politica

«Il progetto “Welfare, Italia” conferma la sua iniziale ambizione, supportata dal Gruppo Unipol fin dal 2010, di offrire una visione ampia ed integrata di tutte le componenti del welfare, sanità, previdenza, politiche sociali, istruzione, che definiscono il grado di protezione che una collettività assegna ai suoi componenti - ha spiegato Stefano Genovese, coordinatore dell’iniziativa e responsabile Relazioni istituzionali del Gruppo Unipol -. Non possiamo non considerare, infatti, le infinite interrelazioni esistenti tra la salute individuale, il grado di istruzione, il sostegno economico nella vecchiaia, i percorsi di lavoro, la formazione permanente: la vulnerabilità di una persona, e quindi il bisogno delle tutele del welfare, sono il frutto di tutte queste circostanze. Le policy devono tenerne conto senza limitarsi a steccati di settore. La stessa visione integrata l’abbiamo offerta, dal 2020, introducendo il Welfare Italia Index, un indice regionale che, in maniera sintetica, mette a raffronto due dimensioni: la spesa per il welfare ed il suo impatto sul territorio. L’indice - conclude Genovese - vuole essere una sorta di cruscotto, a disposizione anche degli amministratori pubblici, per monitorare l’efficacia delle politiche e della spesa nella loro dimensione regionale ed anche in confronto con il resto del paese».

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