Urbanistica

Dalla cessione crediti per il Superbonus al Milleproroghe: occhi puntati sulla ripresa dell'attività in Parlamento

Intreccio di norme cruciali per imprese e professionisti dopo la pausa imposta dall'elezione del Capo dello Stato

di Mauro Salerno

Decreto Milleproroghe, delega fiscale, Ddl Concorrenza, ma soprattutto decreto Sostegni-ter, che sarà il vero banco di prova delle forze politiche dopo l'elezione del Presidente della Repubblica. Sono diversi i provvedimenti fermi in Parlamento in attesa di riprendere il cammino verso l'approvazione definitiva, non prima di aver recepito le modifiche che in molti auspicano: dalle moratorie sui prestiti da inserire nel Milleproroghe, all'allentamento dei vincoli per la cessione del credito del Superbonus previsto dall'ultimo Dl Sostegni.

È proprio il recente provvedimento che ha portato ristori alle attività chiuse per decreto nei mesi invernali a sollevare le polemiche maggiori. Lo scontento nasce per la nuova stretta sull'uso dei bonus edilizi. Per scoraggiare le truffe il Governo ha messo nuovi limiti alla cessione dei crediti: si potrà fare, ma solo una volta. Questo significa che i crediti ceduti dal cittadino a banche, imprese costruttrici o fornitori, non possono essere da questi nuovamente ceduti. Decisione che ha fatto insorgere costruttori e organizzazioni artigiane, preoccupate dal possibile blocco delle imprese. Alcune piccole banche hanno infatti già stoppato le nuove pratiche di cessione dei crediti non avendo la possibilità di assorbirli e non potendoli più cedere di nuovo. Ma la politica si è già mossa per rimediare: da Lega a Forza Italia, è ampia la richiesta di modifiche al testo. E il Movimento 5 Stelle ha presentato un emendamento che reintroduce più cessioni, ma limitando i destinatari a banche, intermediari finanziari iscritti all'albo, società autorizzate alla cartolarizzazione e all'intermediazione finanziaria.

Le modifiche al Dl Sostegni-ter potranno riguardare anche l'altro nodo cruciale, cioè gli interventi per ridurre gli oneri di sistema delle bollette energetiche, giudicati insufficienti dal mondo produttivo e dai consumatori. Tanto che a breve potrebbero arrivare misure più decise con un nuovo decreto ad hoc che lo stesso ministro dell'Economia Daniele Franco non ha escluso. La delega sulla riforma fiscale è invece in Commissione finanze alla Camera, dove i partiti hanno presentato 467 emendamenti, un numero piuttosto contenuto che dimostra la volontà di non ostacolarne il cammino. Il centrodestra (Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Coraggio Italia, Noi con l'Italia) con 5 emendamenti comuni punta allo stralcio delle contestate norme sul catasto, al mantenimento della cedolare secca sugli affitti e all'ampliamento fino ai redditi da 100.000 euro del regime forfettario per professionisti e imprese. Il Pd vuole che tutti i redditi - non solo quelli Irpef - contribuiscano alle spese delle Regioni e degli enti locali per la sanità, e punta ad una sola aliquota al 23% per la tassazione di redditi finanziari, da affitto, forfettari e sostitutivi in genere. Il Movimento 5 Stelle punterà al cash back fiscale per le spese detraibili che se fatte con carte di credito o di debito saranno direttamente accreditate sul conto del contribuente.

In attesa di conversione alla Camera, in commissione Affari Costituzionali, c'è anche il decreto milleproroghe, strumento nel quale dovrebbe finire, con un emendamento, la proroga delle moratorie sui prestiti chiesta da banche e imprese. C'è poi una norma del provvedimento che riguarda i fondi per l'ex Ilva, che ha già sollevato le critiche degli ambientalisti e su cui il Movimento 5 Stelle intende intervenire. Si tratta dello spostamento di 575 milioni di euro (sequestrati ai Riva) dalla bonifica delle aree inquinate alla riconversione degli impianti. Infine, il cammino in Senato del Ddl concorrenza viene seguito molto da vicino dai tassisti, che restano sul piede di guerra perché contiene l'apertura a più licenze e nuove app.

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