Fisco e contabilità

Comuni, dall’antievasione solo 6,2 milioni di premi

Una cifra che vale lo 0,022% delle entrate tributarie annuali delle amministrazioni

di Gianni Trovati

Tra le grandi promesse mancate della finanza pubblica ci sono i premi che avrebbero dovuto accendere l’entusiasmo dei sindaci nella lotta all’evasione fiscale in alleanza con l’agenzia delle Entrate. Il meccanismo in teoria è semplice, e attribuisce ai Comuni il gettito prodotto dalle riscossioni nate dalle loro «segnalazioni qualificate» all’agenzia delle Entrate. Nelle intenzioni iniziali, rilanciate da un’infinità di dibattiti, l’incentivo avrebbe dovuto produrre fiumi di denaro sottratto all’economia sconosciuta al fisco. Nella realtà il fiume si è presto palesato come rivolo, asciugato negli anni dalle scarse forze amministrative degli enti locali, da procedure non sempre oliate al meglio, da una voglia talvolta ancora più scarsa di andare a disturbare i propri cittadini (elettori) non troppo fedeli agli obblighi tributari e poi dalla sospensione pandemica delle attività di accertamento.

Il risultato è evidente negli importi degli assegni che ora il ministero dell’Interno ha comunicato agli enti locali sulla base dei dati forniti dal dipartimento Finanze. I premi ai Comuni impegnati nella lotta all’evasione si fermano a 6,73 milioni di euro in tutta Italia: una cifra che vale lo 0,022% delle entrate tributarie annuali dei Comuni. Un po’ poco, in un Paese dove alla lotta all’evasione fiscale non manca certo la materia prima. E ora, saltata la catena delle proroghe, l’incentivo si dimezza passando dal 100 al 50% del gettito.

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