Amministratori

Aumenta il ricorso alle polizze ma si spende meno per la carta

Meno carta, tranne che per le Infrastrutture e la Giustizia, maggiore ricorso alle polizze assicurative e esborsi in calo ma ancora consistenti per le prestazioni professionali e specialistiche non consulenziali. A meno che il Governo che, dopo le elezioni, darà il cambio all’esecutivo Gentiloni non decida di ricalibrare i pesi dei singoli costi per i beni di consumo e l’acquisto di servizi, si presenterà con questi tratti la fisionomia dei costi di gestione della macchina burocratica per l’anno in corso. A tracciarla è il budget previsionale per il 2018 elaborato dalla Ragioneria generale dello Stato tenendo conto dell’ultima legge di bilancio. Gli effetti delle spending review, e della centralizzazione degli acquisti Pa con il modello Consip, sono visibili, anche se non in toto.

Per la carta e la cancelleria i ministeri con portafoglio dovrebbero spendere oltre 149 milioni contro i 151,8 milioni del 2017 (almeno sulla base del budget rivisto). Il “conto” collegato alle assicurazioni sale invece da 40,6 a 50,3 milioni. Grazie agli interventi restrittivi adottati negli ultimi anni continua a diminuire quello per le consulenze in senso stretto (dai 70,8 milioni dello scorso anno a 63,7 milioni), ma resta consistente il costo delle prestazioni specialistiche non consulenziali alle quali i ministeri ricorrono con maggiore frequenza da quando sono scattate le varie strette sui consulenti esterni, anche se in alcuni casi (come per la Giustizia) il passaggio è quasi obbligato. Questa voce dovrebbe assorbire 1,13 miliardi nel 2018 (il picco alla Giustizia con 805 milioni), una somma leggermente inferiore agli 1,21 miliardi del 2017. In tutto alla fine dell’anno consulenze e prestazioni specialistiche dovrebbero gravare sul budget dei ministeri con portafoglio per quasi 1,2 miliardi.

A incidere sul funzionamento della macchina ministeriale sono anche i costi per noleggi e leasing e quelli per i canoni e le utenze. In quest’ultimo caso per il 2018 è prevista una spesa di 931 milioni, comunque inferiore ai quasi 1,1 miliardi dello scorso anno. A sostenere l’onere maggiore per utenze e canoni è il ministero della Difesa (288,6 milioni), seguito dal Viminale. Il costo stimato per leasing, noleggi e locazioni è di 836,4 milioni, in calo rispetto ai 921,3 nel 2017 con una “punta” di 220,3 milioni al ministero dell’Interno. E in calo risultano anche le tasse (imposte escluse) dovute per l’attività dei ministeri: 192,5 milioni contro i 206,4 milioni dello scorso anno.

La cura a colpi di tagli a volte semi-lineari, soprattutto in passato, e di “iniezioni” di spending review ha comunque prodotto qualche risultato,così come la razionalizzazione degli acquisti. Dai dati divulgati dal ministero dell’Economia nello scorso autunno, anticipando un campione relativo a 3 categorie merceologiche sulle 25 rilevate in collaborazione con l’Istat, è emerso che con l’adozione del “modello Consip” il costo degli approvvigionamenti di PC portatili è risultato più basso del 5,23% rispetto a quello registrato “fuori convenzione”, mentre quello dei buoni pasto per i soli enti locali ha fatto segnare un -4,18 per cento. Anche il costo del gasolio è risultato più basso dello 0,64% per le amministrazioni centrali e dell’1,83% per gli enti locali mentre sulla benzina i ministeri sono riusciti a spuntare un prezzo migliore rispetto alla convenzione Consip (+0,42% contro il -2,56% degli enti locali). La società controllata dal Mef punta ora a far crescere il bacino “dell’intermediato”» (il flusso di spesa per forniture gestito direttamente con “strumenti” Consip come le convenzioni, gli accordi quadro o il Mepa, il mercato elettronico degli acquisti sotto soglia comunitaria) dai circa 9 miliardi del 2017 a oltre 10 miliardi nel 2018 e far lievitare ulteriormente i 3 miliardi di risparmi realizzati sui prezzi d’acquisto lo scorso anno con una spesa presidiata con il modello Consip di oltre 47 miliardi sui 90 miliardi complessivi.

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