Pagamenti Pa in ritardo, dopo la procedura Ue l’Italia verso la sanzione
Con la seconda condanna della Corte di giustizia scatterebbe la multa
Altri guai in arrivo per l’Italia sul fronte dei ritardi dei pagamenti della Pa. La commissione Ue ha infatti deciso di avviare una procedura di infrazione di “seconda fase” nei confronti dell’Italia: si tratta di quella procedura che, dopo una prima sentenza della Corte di giustizia Ue, porta dritta alla sanzione pecuniaria se non ci saranno controdeduzioni convincenti da parte del Paese membro. La multa, per altro, rischia di essere giornaliera.
La commissione Ue ha dato notizia della nuova procedura all’Ance che nel 2014 - presidente era allora Paolo Buzzetti - aveva presentato una denuncia a Bruxelles per i ritardi con cui la pubblica amministrazione italiana pagava il corrispettivo degli appalti, ben oltre i sessanta giorni previsti dalla direttiva 2011/7. L’associazione nazionale dei costruttori non era stata l’unica a denunciare e la procedura era andata avanti fino ad arrivare a una prima condanna della Corte di giustizia Ue che nel gennaio 2020 aveva dichiarato «la violazione degli obblighi previsti dalla direttiva da parte dell’Italia», come ricorda la direzione generale del Mercato interno nella lettera inviata qualche giorno fa.
Si tratta di una tegola per il governo Meloni che ovviamente non ha alcuna responsabilità ed eredita una situazione che - rileva l’Ance - non ha registrato miglioramenti negli ultimi anni. Anzi, rincara l’associazione dei costruttori, la vicenda dei pagamenti delle compensazioni degli extra costi - che sono a tutti gli effetti corrispettivi dovuti alle aziende appaltatrici - ha evidenziato ritardi clamorosi, con punte di 18 mesi, con le imprese che devono incassare ancora le compensazioni del secondo semestre 2021 e, per quanto riguarda il 2022, hanno incassato a dicembre 14 milioni su 600 (come segnalato dalla presidente di Ance Federica Brancaccio al ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini nel corso del direttivo del 14 dicembre).
Ma la tegola più grossa per il governo rischia di essere un’altra: l’adeguamento ai tempi di pagamento previsti dalla direttiva Ue è una riforma presente nel Pnrr, con diversi target da raggiungere nei prossimi mesi, sia pure per step successivi (un primo traguardo è a marzo con l’entrata in funzione, per altro già avvenuta, del sistema InIT per la contabilità delle Pa centrali). Diventerà comunque molto complicato per il governo dimostrare il rispetto del percorso virtuoso previsto dal Pnrr su questo fronte con una procedura di infrazione in arrivo.