Amministratori

Concorrenza, asse tra partiti per congelare i servizi locali

Ddl al Senato. Emendamenti Pd, Lega, Fi e Iv per ridimensionare la riforma generale e quella dei trasporti

di Carmine Fotina

La giostra degli emendamenti al disegno di legge per la concorrenza è partita e al governo è già arrivato più di un segnale molto chiaro. La maggioranza in Parlamento si ritrova unita come poche volte negli ultimi mesi per provare a ridimensionare la riforma dei servizi pubblici locali, forse il cuore del Ddl. Ma le frenate, in modo coordinato o con singole iniziative, si notano un po’ in tutti i pezzi del provvedimento a partire dagli argomenti più popolari, concessioni balneari e taxi, per finire con una materia da addetti ai lavori come il “patent linkage” che riguarda la protezione dei brevetti nella farmaceutica.

In commissione Industria al Senato sono stati depositati 1.072 proposte di modifica. Prima di iniziare le votazioni c’è ovviamente da espletare il doppio rito delle ammissibilità e degli emendamenti segnalati come prioritari dai singoli gruppi parlamentari, ma una primissima lettura del faldone è già illuminante.

Sui trasporti pubblici locali gli emendamenti in fotocopia di Lega (primo firmatario Marti), Forza Italia (Mallegni e Gallone), Pd (Margiotta), Italia Viva (Sbrollini) cui si aggiungono quelli di Coraggio Italia (Berutti) e di Fratelli d’Italia (Malan) puntano prima a stralciare l’inclusione del trasporto dall’articolo 6, quello relativo al riassetto generale dei servizi pubblici locali con maggiori vincoli all’affidamento in-house. Poi all’articolo 7, che regola gli obblighi di gara per il trasporto locale, propongono una modifica per prevedere non più una norma subito applicativa ma una delega al governo per individuare misure per il settore solo «in quanto integrative e applicative» rispetto alla normativa Ue, senza introdurre elementi di “gold plating”, cioè una sovraregolazione rispetto a quanto richiesto da Bruxelles.

Ma è tutto l’impianto dei servizi pubblici locali a uscire depotenziato da alcuni emendamenti di Lega, Forza Italia, Pd e Iv che chiedono di sopprimere diversi punti tra quelli che il governo aveva inserito come criteri della delega, inclusi la revisione delle discipline settoriali per rifiuti e acqua e l’elemento centrale di tutto il disegno cioè l’obbligo per l’ente che vuole ricorrere all’in-house di trasmettere all’Antitrust una motivazione anticipata e dettagliata del mancato ricorso al mercato.

Era poi per ampi versi prevedibile e si è concretizzata la frenata sul riordino dei taxi e del noleggio con conducente. Tra le diverse proposte depositate, la Lega (a prima firma Pergreffi), FI (Papatheu), Leu (De Pretis) e Fdi (Santanchè) chiedono lo stralcio, il Pd (Astorre e Giacobbe) propone di riscrivere la delega, «tutelando le forme artigiane e cooperative» ed eliminando il passaggio sul conferimento delle licenze.

In attesa che siano pubblicati anche i subemendamenti all’emendamento del governo sui balneari, nel fascicolo per ora disponibile spiccano anche singole sortite, quasi di bandiera. Il Movimento 5 Stelle, con un emendamento a prima firma del presidente della commissione Industria, Gianni Girotto, punta sull’ennesima proroga della fine del mercato tutelato dell’energia, spostandola da 1° gennaio 2023 al 1° gennaio 2025 e con una proposta di Vaccaro chiede di escludere il commercio ambulante dagli obblighi di gara derivanti dalla direttiva Bolkestein.

Per i senatori potrebbe esserci perfino spazio per integrare il Ddl. Assente nel testo varato dal governo, il tema delle concessioni autostradali mette in sintonia Lega, Forza Italia e Pd che mirano a introdurre una delega all’esecutivo, da esercitare in sei mesi, per la revisione di tutte le convenzioni.

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