Amministratori

Balneari, maggioranza all’assalto per rinviare il termine del 2023

Emendamenti Fi e Lega per proroga di 1 o 2 anni. FdI punta a una riforma di settore

di Carmine Fotina

Nella valanga di emendamenti al decreto milleproroghe presentati nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato - 1.322 - fanno rumore soprattutto le proposte della maggioranza per ribaltare ancora una volta le regole sulle concessioni degli stabilimenti balneari.

Forza Italia e Lega avevano già abbondantemente preannunciato l’intenzione di spostare di almeno un anno il termine fissato nella legge per la concorrenza (gare da concludere entro il 2023 o al più tardi entro il 2024 in presenza di impedimenti oggettivi). Fratelli d’Italia era rimasto silente ma ora esce allo scoperto con una proposta che cancella ogni vincolo temporale lasciando di fatto mani libere al governo. La validità delle attuali concessioni, che oggi la legge per la concorrenza lega al termine del 31 dicembre 2023 fissato da una sentenza del Consiglio di Stato, sarebbe di fatto prorogata fino alla definizione di una riforma di settore, che verosimilmente potrebbe essere varata anche con un tavolo aperto alle associazioni di categoria. Non si esclude a questo punto, un volta composta una linea comune nella maggioranza, anche il ricorso a un provvedimento ad hoc. Un’ipotesi avanzata da alcuni tecnici è fare riferimento al principio della scarsità della risorsa naturale come condizione per effettuare nuove gare. Comunque sia, nel definire una nuova data, il governo dovrà valutare attentamente il rischio di lasciare in piedi la procedura di infrazione Ue e sul punto dovrebbe essere avviato un difficile negoziato. Senza dimenticare lo scoglio della sentenza del Consiglio di Stato che fissa il termine ultimo al 2023.

Puntano in modo secco alla proroga delle scadenze anche Forza Italia e Lega. I forzisti si muovono con le proposte preannunciate da Maurizio Gasparri. Con un primo emendamento firmato da Licia Ronzulli e da Gasparri ma anche, per la Lega, da Roberto Marti e Gian Marco Centinaio (che da ministro firmò la proroga al 2033 poi bocciata dal Consiglio di Stato) si chiede il rinvio di un anno del termine ultimo per chiudere le gare, quindi al 31 dicembre 2024 (fine 2025 in caso di impedimenti oggettivi). Un secondo emendamento degli stessi firmatari punta più in alto, con uno slittamento di due anni. La richiesta di proroga viene collegata alla mancata definizione della mappatura: sul punto va ricordato che il decreto legislativo previsto dalla legge concorrenza ha avuto a settembre il via libera preliminare del consiglio dei ministri ma l’iter dei pareri parlamentari non è mai iniziato. La mappatura, secondo Forza Italia e Lega, è indispensabile per valutare l’effettiva disponibilità delle risorse naturali. Il concetto di scarsità della risorsa naturale è al centro anche di altri emendamenti della Lega, anch’essi orientati alla proroga di un anno. Secondo queste proposte, dovrebbe essere di fatto il ministro leghista delle Infrastrutture Matteo Salvini a intestarsi la titolarità del tema, che Meloni non ha ancora assegnato a nessun ministro con una delega formale. Proprio il ministero di Salvini dovrebbe presiedere un tavolo tecnico con compiti consultivi e di indirizzo in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali. Il tavolo, acquisiti i dati delle concessioni in essere, dovrebbe poi definire i criteri per determinare la sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile, condizione per procedere a nuove gare.

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