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Telemedicina, pronti 750 milioni per le cure online nelle Regioni

Al via anche il bando da 250 milioni per la piattaforma nazionale che dovrà governare il sistema - Dal prossimo anno i modelli attuativi e dal 2024 prime televisite, teleconsulti e telemonitoraggi

di Marzio Bartoloni

Una visita di controllo, un consulto tra più medici per confrontarsi sulle condizioni cliniche di un paziente oppure il monitoraggio di parametri come la pressione, la frequenza cardiaca o la saturazione del l’ossigeno nel sangue. Ecco alcune delle prestazioni sanitarie che si potranno ricevere a distanza collegandosi on line a partire dal 2024 grazie ai piani e ai fondi messi a disposizione dal Pnrr per la telemedicina che investe una dote complessiva di 1 miliardo. Proprio ieri è approdato in Conferenza Stato Regioni il decreto firmato dai ministri della Salute e dell’Innovazione con «le procedure di selezione delle soluzioni di telemedicina» e « i meccanismi di valutazione delle proposte di fabbisogno regionale per i servizi minimi di telemedicina» e che adotta le «Linee di indirizzo per i servizi di telemedicina». Un provvedimento carico di allegati tecnici che di fatto sblocca i 750 milioni a cui le Regioni potranno accedere per far partire le cure on line su tutto il territorio dopo le sperimentazioni a macchia di leopardo degli ultimi anni. Un tassello fondamentale questo che si unisce all’avvio della piattaforma nazionale di telemedicina che dovrà governare tutto il sistema: sempre ieri l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali diventata da poco anche Agenzia per la sanità digitale, ha pubblicato il bando per l’assegnazione di questo strumento nazionale che sarà gestito attraverso una partnership pubblico-privato: ci sono già diverse aziende in corsa per gestirla e non è escluso che alla fine diverse di queste si possano unire in rete. Questa procedura aperta per «l’affidamento della concessione per la progettazione, realizzazione e gestione dei servizi abilitanti della Piattaforma nazionale di telemedicina» pubblicata ieri sul sito dell’Agenzia scadrà il prossimo 28 novembre. «Questa piattaforma garantirà l’erogazione uniforme della telemedicina su tutto il territorio nazionale assicurando l’interoperabilità e l’integrazione dei vari progetti regionali, validandoli e governandoli in base a standard tecnologici comuni e misurando anche i risultati», spiega il presidente dell’Agenas, Enrico Coscioni. Che sottolinea come «con la costruzione anche di una infrastruttura di telemedicina comincia a prendere corpo quella sanità territoriale che è mancata durante la pandemia e che è sempre più necessaria per gestire soprattutto i milioni di malati cronici che abbiamo in Italia: lo faremo con le nuove Case di comunità dove si potranno fare diagnosi e cure, ma anche - conclude il presidente dell’Agenas - con la possibilità di monitorare questi pazienti con televisite, telemonitoraggi e teleassistenza».

Il calendario per far decollare in Italia la Sanità digitale tante volte evocata prevede ora che ogni Regione - con Lombardia e Puglia capofila - presenti il suo piano operativo e i relativi fabbisogni entro la fine di dicembre. Per ottenere i fondi del Pnrr le Regioni i cui piani sono stati approvati «possono attivare - si legge nel decreto - le soluzioni selezionate esclusivamente attraverso le gare delle regioni capofila». Per presentare i loro piani le Regioni dovranno seguire le indicazioni del primo allegato al decreto con la possibilità anche di poter “recuperare” i servizi di telemedicina già attivi. Nel secondo allegato al decreto si dettagliano i servizi che potranno essere erogati in telemedicina con il target dei pazienti a cui si punta per le cure on line: si va dalla generica televisita (in pratica una visita a distanza che non può però mai essere la prima, ma di controllo) al teleconsulto-teleconsulenza (più professionisti sanitari che si confrontano on line su di un caso clinico) fino al telemonitoraggio (rilevamento e trasmissione a distanza di parametri vitali). In particolare le linee guida prevedono anche telemonitoraggi e telecontrolli di alcune categorie di pazienti cronici e cioè quelli con diabete, con patologie respiratorie, cardiologiche, oncologiche e neurolgiche.

Il documento spiega anche come la televisita sarà prescritta o il teleconsulto richiesto dai medici del Servizio sanitario nazionale o dai camici bianchi che lavorano nelle strutture private convenzionate con il Ssn che hanno in carico il paziente. E mentre la televisita dovrà essere erogata «in tempo reale», il teleconsulto e la teleconsulenza potranno essere svolti anche «in differita» e potranno essere particolarmente utili «nei casi in cui è impossibile trasportare il paziente o risulta difficile - si legge ancora nelle linee guida - la mobilità per cause cliniche o ambientali».

La televisita non potrà mai invece essere utilizzata come prima visita, ma piuttosto come «conferma diagnostica, prognosi, decisione terapeutica, verifica del trattamento o la sua modifica, prevenzione terziaria e follow up». In particolare la televisita per il paziente in emergenza «non è suggeribile in quanto non deve costituire ragione per ritardare interventi in presenza nei casi in cui questi garantiscono maggiore efficacia o sicurezza rispetto all’intervento da remoto».

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