Riorganizzazione del Mef oggi a Palazzo Chigi per il primo giro di tavolo

La riorgranizzazione del Mef «è pronta», e «può darsi» che il decreto di Palazzo Chigi con la nuova struttura di Via XX Settembre arrivi oggi in consiglio dei ministri. Lo ha spiegato lo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti parlando con i giornalisti dopo il suo intervento al Question Time alla Camera.

Quello che si prospetta oggi è però un primo giro di tavolo per il nuovo assetto del ministero. Cuore dell’operazione è la creazione del dipartimento dedicato alle partecipate, che dovrebbe diventare autonomo dal Tesoro come annunciato dallo stesso Giorgetti all’indomani della nomina di Riccardo Barbieri Hermitte come nuovo dg in sostituzione di Alessandro Rivera.

Ma questo passaggio, che concentra le attenzioni della politica dopo il fitto confronto più o meno sotterraneo con la premier Giorgia Meloni sulle sorti di Rivera, è al centro di un ridisegno più generale, e complesso. Nell’articolatissima macchina amministrativa del Mef non è infatti semplice disegnare i confini del nuovo dipartimento. L’idea generale è quella di lasciare nel Tesoro guidato da Barbieri la gestione del debito pubblico, l’analisi economico-finanziaria che porta alla costruzione dei documenti di finanza pubblica (il vecchio lavoro di Barbieri) e i rapporti internazionali che danno al dg del Tesoro un ruolo chiave nella preparazione dei vertici europei (Eurogruppo ed Ecofin in testa). Nel nuovo dipartimento, a cui dovrebbe approdare l’attuale presidente di Ita Antonio Turicchi ora impegnato nelle fasi cruciali del negoziato con Alitalia, sarebbero invece concentrati prima di tutto i dossier legati alla «Valorizzazione del patrimonio pubblico». Ma la riorganizzazione, che arriva a tre anni dall’ultimo ripensamento dell’organigramma con quasi tutte le direzioni del Tesoro in scadenza, dovrebbe essere più ampia, e coinvolgere anche pezzi del dipartimento Finanze come la giustizia tributaria. In una geografia non esattamente semplice da ridisegnare.