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Pa, delega al governo per riformare le assunzioni

Nel decreto governance possibile allargamento dei limiti per gli incarichi dirigenziali esterni

di Gianni Trovati

La riforma dei concorsi pubblici inserita nel decreto 44 sulle riaperture prova a rafforzarsi con una delega al governo per rivedere tutto il reclutamento nella Pa. Il testo punta all’articolo 10 del decreto in discussione alla commissione Affari costituzionali del Senato, che dovrà anche dire l’ultima parola sull’emendamento Pd che chiede di cancellare l’unica prova finale sopravvissuta nel concorsone per le oltre 1.800 assunzioni negli enti locali della Campania.

Sul tavolo c’è una delega al governo per la «semplificazione e razionalizzazione» del reclutamento nella Pa. I suoi obiettivi sono il rafforzamento dei canali di accesso per i giovani laureati senza titoli specialistici, l’estensione di strumenti come i contratti di formazione lavoro e l’apprendistato per i giovani meritevoli e l’introduzione di borse di studio per il conseguimento di titoli utili alla ricostruzione delle competenze nella Pa. La riforma dovrebbe occuparsi anche del ripensamento dei sistemi di selezione, per valutare le competenze trasversali e organizzative in particolare di chi si candida a funzioni dirigenziali.

In fatto di dirigenti l’attuazione della delega, che andrebbe completata dal governo in sei mesi, potrebbe essere anticipata da un allargamento temporaneo dei limiti per gli incarichi esterni, che permetterebbe alle Pa di chiamare da fuori un numero di dirigenti fino al 20% della dotazione organica (oggi il tetto è al 10% nella prima fascia e all’8% nella seconda). La modifica, si legge nella bozza di norma che potrebbe essere inserita nel decreto sulla governance del Recovery atteso entro fine mese, servirebbe alle Pa per «aumentare tempestivamente la propria capacità di risposta alle esigenze derivanti dall’attuazione del Pnrr». A spingere in questo senso, a quanto risulta al Sole 24 Ore, sarebbero in in particolare alcuni ministeri centrali nello sforzo necessario al Piano, dall’Economia ai Beni culturali. Ma l’ipotesi, c0me altre analoghe che l’hanno preceduta in passato, allarma i dirigenti di ruolo.

La prima commissione di Palazzo Madama dovrà decidere che cosa fare dell’emendamento cancella-prove del corso concorso campano che sta agitando la maggioranza. Il correttivo firmato dalla senatrice napoletana del Pd Valeria Valente chiede di evitare agli oltre 1.800 corsisti la prova scritta finale per concorrere all’assunzione (quella orale prevista dal bando è già stata cancellata).

La richiesta fatta propria dall’emendamento, spinta dal presidente della Campania Vincenzo De Luca (Pd), ha fin qui trovato l’opposizione ferma di Brunetta e il «no» della commissione Ripam perché finirebbe per «consentire l’accesso alla Pubblica amministrazione senza concorso» (nota della Funzione pubblica di sabato scorso). Ipotesi vietata prima di tutto dalla Costituzione.

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